Come diventare Mediatore Culturale e Quanto si Guadagna

La nostra società sta cambiando e il cambiamento negli ultimi anni è così rapido da essere addirittura visibile ad occhio nudo, basta affacciarsi da un balcone a Roma, il quartiere non è importante.

Per le nostra strade si comincia finalmente ad osservare un melting pot che fino a pochi anni fa era un’esclusiva di pochi quartieri alla periferia delle grandi città italiane, mentre oggi anche nel paesino c’è qualche nota di colore in più. Le nostre grandi città si stanno avvicinando sempre di più alle metropoli europee, come Parigi, Londra e Berlino, dove è presente il suggestivo spettacolo di persone di qualunque etnia sedute le une vicino alle altre in metropolitana.

Questo cambiamento multietnico così rapido però, se da un lato ha portato arricchimento culturale nelle scuole e sul posto di lavoro, dall’altro ha mutato degli equilibri sociali non proprio stabili, creando tutta una serie di tensioni a più livelli che sembra difficile possano risolversi spontaneamente. Così nasce sempre più l’esigenza, anche nel nostro Paese, della figura del Mediatore Culturale che possa fare da ponte tra le due culture, quella del Paese d’origine di chi emigra e quella del Paese in cui è emigrato, curandone gradualmente l’integrazione.

Quello del mediatore culturale non è un mestiere semplice, ma come la maggior parte dei lavori a contatto con le persone, richiede una fortissima passione che ricompensa chi crede che le relazioni umane siano alla base di tutto. E anche il percorso da intraprendere non è ancora ben definito: per questo abbiamo pensato di scrivere per voi questa mini-guida con qualche consiglio su come si diventa mediatore culturale.

Come diventare Mediatore Culturale

Il percorso per diventare mediatore culturale oggi non è ancora ben delineato: esistono tante vie, diverse fra loro, ma che conducono allo stesso obiettivo. Essendo una figura professionale piuttosto nuova, non tutte le università sono al passo con i tempi, ma molti atenei già offrono corsi di mediazione culturale che spesso sono corsi interfacoltà tra Lingue, Lettere e Scienze Politiche oppure tra Psicologia, Scienze dell’Educazione, Scienze Sociali e Scienze Politiche.

Da qualche anno invece, molte università propongono nella loro offerta formativa master di I e II livello in studi interculturali e mediazione culturale. Oltre ai percorsi universitari, esistono dei corsi formativi organizzati dalle Regioni che in media vanno dalle 200 alle 700 ore e hanno l’obiettivo di formare le persone interessate e avviarle al lavoro in centri dove è richiesta la presenza di questa figura professionale.

Per poter accedere ai corsi regionali basterà andare sul sito della Regione di appartenenza e verificare se siano attivati o meno dei percorsi specifici , al cui accesso è necessario possedere il  Diploma di Maturità. I percorsi di Laure invece sono tutti relativi al   corso in “Mediazione linguistica e culturale”.  Ha una durata triennale e permette la possibilità di imparare 2 lingue, o entrambe dell’Unione Europea, o 1 Europea e una straniera, come l’arabo che è molto richiesto. Solitamente l’accesso è programmato e la selezione viene fatta in base alla votazione dell’esame di maturità. Nel periodo di studio è possibile anche partecipare a programmi di Erasmus, occasione ottima se si vuole dare maggiore valore al proprio cv.

Chi è il mediatore culturale?
Il mediatore interculturale ha la capacità di mettere in relazione diverse persone che appartengo a culture differenti, ha una funzione interculturale. Per poter svolgere questa mansione è quindi necessario essere bilingue e conoscere bene entrambe le culture  che si devono interfacciare. In questo modo si avrà la possibilità di far comunicare al meglio l’uno con l’altro , soggetti che spesso non si capiscono anche a causa della lingua. Il mediatore culturale è importante perché rappresenta la cerniera che unisce l’immigrato e l’italiano.

Solitamente questo professionista proviene dalle aree di origine delle popolazioni immigrate ed abita in Italia da un periodo di almeno 2 anni, ma sono anche molti gli italiani che si formano .  L’ Italia è una nazione sempre più interessata agli scambi culturali, spesso però mancano gli intermediari nelle strutture più semplici e diffuse come le scuole e gli ospedali.

Come lavora un mediatore culturale?
Il mediatore culturale è un operatore che facilita la comunicazione e media appunto i rapporti tra immigrati e membri di minoranze etniche e il nuovo contesto culturale in cui vivono. Il primo del lavoro del mediatore culturale è quello di mediazione linguistica: il mediatore deve lavorare come interprete al momento dell’accoglienza in Italia, aiutando chi entra nel Paese con documenti e faccende burocratiche. Il secondo step invece è la vera e propria mediazione culturale, che serve ad aiutare chi è appena immigrato a comprendere quelle che sono le usanze e i rituali sociali del nostro paese per potersi integrare al meglio, ad avvicinarlo ai servizi pubblici e ad ambientarsi in questa nuova realtà. In particolare la figura del mediatore culturale può essere importante negli ambienti come:

  • scuole e ospedali,
  • uffici per l’immigrazione,
  • servizi pubblici, come gli uffici per gli stranieri nel proprio Comune,
  • questure e in carcere,
  • asl e medici di base,
  • associazioni no profit,
  • organizzazioni umanitarie
  • Sindacati
  • Associazioni di categoria.

È un mestiere la cui costante è il cambiamento.

Quali sono gli “ingredienti” necessari per diventare mediatore culturale?
Non si nasce mediatori culturali, questo è certo, ma aver vissuto una vita all’insegna della multiculturalità è sicuramente un fattore non poco influente: per fare il mediatore culturale, infatti, è necessario conoscere approfonditamente la cultura e il modo di vivere italiano (oltre ovviamente alla lingua) ma anche la cultura, le abitudini e la lingua di un’altro gruppo etnico, competenze che non si acquisiscono sui libri ma vivendo “in bilico” tra due culture. Altre caratteristiche necessarie del mediatore culturale sono sicuramente ottime doti relazionali, predisposizione alla comunicazione e alla mediazione dei conflitti.

Quanto si guadagna?
Essendo una professione così nuova, quella del mediatore culturale è una figura professionale che ancora non è adeguatamente regolamentata, quindi è difficile stabilire le coordinate di questa professione come il tipo di contratto prevalentemente offerto, il numero di lavoro e lo stipendio medio.

Il compenso può quindi variare di molto in base al tipo di incarico offerto, anche se sembra che in Italia il guadagno medio di un mediatore culturale si aggiri tra i 16 e i 30 euro lordi all’ora. Le modalità di contratto sono spesso definite dal settore in cui si lavora e dalla mansione. È più ricorrente trovare lavoro come liberi professionisti, ma possono sussistere anche casi in cui si potrebbe avere un contratto a tempo indeterminato.

Per candidarvi con il ruolo di Mediatore in consiglio è quello di cercare gli annunci su internet e inviare cv chiari ed efficaci. Potrete anche trovare dei bandi dedicati, l’ultimo è stato indetto dal Ministero della Giustizia. Con alcune Associazioni come Emergency puoi  anche lavorare all’estero  e portare il tuo supporto nelle altre nazioni.

Potrebbe interessarti anche
- Advertisement -
Ultimi articoli
Autore
Lorenzo Orlando
Lorenzo Orlando
PM, Content Editor, eterno studente. Leggo, guardo film, ascolto musica e faccio sport. Certe notti faccio pure finta di lavorare.