Addio malattia pagata, se hai un contratto come questo non prendi un euro | Ti lasciano malato in casa e senza un soldo

I contratti che non prevedono la retribuzione durante la malattia nel 2025 - circuitolavoro.it
Quando si pensa alla malattia pagata, la si dà quasi per scontata. Tuttavia, è bene sapere che non tutti i contratti subordinati la prevedono.
Se c’è una certezza difficilmente violabile, è la malattia retribuita. Se si lavora con contratto regolare subordinato (da dipendente), si ha diritto di stare a casa e percepire comunque la parte di stipendio non lavorata.
Il meccanismo è semplice: i primi tre giorni li paga il datore di lavoro, dopodiché la palla passa all’INPS, che copre una percentuale del salario per tutto il periodo di malattia riconosciuto.
Ma attenzione, non tutti i contratti subordinati prevedono la copertura INPS, e non tutte le aziende integrano la parte mancante. Il fatto è che le regole cambiano spesso e, da un giorno all’altro, anche copriva certezze sul proprio contratto, potrebbe ricredersi.
Malattia non pagata: quando non la pagano
Per fortuna l’Italia, con tutti i suoi difetti, offre un minimo di tutela, anche se, come vedremo tra qualche riga, non per tutti. Per fare un paragone prendiamo la Cina: qui la malattia non è sempre pagata, neanche se si è assunti regolarmente.
Il diritto esiste, ma è pieno di limiti. È il caso, ad esempio, di molti lavoratori domestici, addetti alla ristorazione, operai di piccole imprese o personale nei servizi informali come parrucchieri, badanti e baby-sitter. Hanno un contratto, sì, ma spesso non sono iscritti all’assicurazione sanitaria pubblica, condizione essenziale per ricevere qualsiasi indennità.
Anche chi ha un contratto a termine o part-time può restare fuori dalle tutele, soprattutto se il datore non versa i contributi previsti. E in certi casi, pur essendo iscritti, non si ha diritto alla copertura nei primi mesi, o bisogna attendere un periodo minimo per maturare l’accesso alla malattia retribuita.
In pratica, in molti settori – soprattutto tra chi guadagna poco o lavora nelle aree rurali – ci si ammala a proprie spese. La tutela c’è, ma non per tutti. E anche con un contratto in mano, non è detto che basti.
E in Italia? La questione è leggermente diversa, ma anche qui la paga può risentirne dopo una malattia.
Chi prende uno stipendio più basso durante la malattia in Italia
Anche in Italia, ammalarsi può pesare sullo stipendio. Non per tutti, ma per molti sì. L’INPS copre una parte, ma non tutti i contratti prevedono l’integrazione: così, il cedolino si alleggerisce, anche con la febbre a 39.
Chi lavora nel commercio o nel turismo, ad esempio, spesso prende solo quello che passa l’INPS: anche la metà dello stipendio normale. Se la malattia dura, si fa sentire.
Diverso per chi è nel pubblico o in settori più solidi come i metalmeccanici, dove si arriva anche al 100% della retribuzione. Poi ci sono gli atipici, i precari, chi lavora a chiamata o a progetto: qui la malattia, in molti casi, non viene pagata affatto.
Insomma, anche in Italia non siamo tutti sulla stessa barca. Ma chi ha un contratto tutelato, resta comunque molto più protetto rispetto a chi lavora dall’altra parte del mondo.