Lavoro dipendente, si passa a 10 ore lavorative giornaliere: il tuo capo può obbligarti per legge | Trattati come gli schiavi

Full time da 10 ore al giorno - circuitolavoro.it
A causa di necessità aziendale, nel 2025 il datore di lavoro potrà aggiungere due ore lavorative al giorno: ecco cosa sta accadendo.
Da mesi si parla di equilibrio tra vita privata e lavoro. Tra le proposte più apprezzate – e già adottate in diversi Paesi – c’è la settimana corta, quella da quattro giorni. In Irlanda, addirittura, si sperimenta la giornata da sei ore, considerata ideale per garantire benessere psicofisico e alta produttività.
Tutte soluzioni che sembrano uscite da un futuro perfetto, ma che in Italia appaiono ancora molto lontane. Mentre nel resto d’Europa si discute su come alleggerire le giornate dei lavoratori, qui arriva una legge che fa l’opposto: non toglie ore, le aggiunge.
Si parla di 10 ore al giorno. Un orario che avrebbe un senso se applicato in cambio della settimana corta, come propone la Germania. E invece no: le ore aumentano, ma i giorni restano esattamente gli stessi. E, per legge, tutto questo può deciderlo il datore di lavoro.
Il tuo capo potrà farti lavorare 10 ore al giorno, e senza nemmeno chiamarlo straordinario
Altro che settimana corta. In Italia, nel 2025, ci ritroviamo con una norma che, di fatto, permette di allungare la giornata lavorativa fino a 10 ore. Ma non con un contratto nuovo, o con un accordo speciale tra le parti: con un corso di formazione obbligatorio fissato fuori orario. E se pensavamo che la giornata fosse finita alle 18, ora potremmo ritrovarci in aula (fisica o virtuale) anche la sera. Per legge.
Il paradosso? È tutto regolare. Non è un’estensione abusiva dell’orario: è formazione professionale, sì, ma vale a tutti gli effetti come tempo di lavoro. Solo che non avviene nel nostro turno ordinario. Risultato? Il capo ci chiama alle 9, ci saluta alle 18, e poi ci aspetta su Zoom alle 20. Non è una forzatura, ma è la legge che glielo consente. Tuttavia, questo ha un peso, anche economico. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la legge, così da sapere come difendere i nostri diritti se dovesse accadere.
Cosa dice davvero la norma: la formazione fuori orario è legale, ma con condizioni precise
Secondo il Decreto Trasparenza (d.lgs. 104/2022) e il Testo unico sulla sicurezza (d.lgs. 81/2008), se la formazione è obbligatoria per legge o per contratto, può svolgersi anche al di fuori dell’orario canonico. L’importante è che sia gratuita, retribuita e rispettosa dei diritti del lavoratore.
In parole semplici: se ci chiedono di frequentare un corso alle 20, possono farlo, ma devono pagarlo. E se con quelle ore si supera il monte ore settimanale previsto, scattano gli straordinari con le relative maggiorazioni. Nessuna spesa deve ricadere sul dipendente, neanche per materiali o trasferte.
Rifiutarsi? Si può, ma solo se mancano le condizioni previste dalla legge (niente paga, orari impossibili, costi non coperti). In caso contrario, la partecipazione è obbligatoria. E chi non garantisce la formazione, rischia grosso: infortuni senza formazione possono far scattare anche una condanna penale per il datore.