Ultim’ora, “Vietato lavorare dopo le 18:00” | Alle 18:01 scatta il primissimo coprifuoco lavoro della storia

Lavori notturni (pexels) - www.circuitolavoro.it
Un coprifuoco lavorativo per i dipendenti: cos’è questa stramba follia e chi è costretto a rispettarla per non perdere il lavoro
Viviamo ormai in un mondo in cui il lavoro sembra non avere più orari: l’importante è che prenda la gran parte del quotidiano, altrimenti ci sentiremmo dei buoni a nulla, e la produttività è diventata una religione moderna: chi produce di più dà più performance e quindi fa carriera, chi è più lento, riflessivo, alla fine verrà penalizzato, sia dagli algoritmi che dalle aziende.
Ci siamo abituati a vivere tutto ciò come normalità, eppure in fondo sappiamo che tutto questo non è altro che un meccanismo marcio, che non funziona. Nonostante gli orari di lavoro strabordanti, la maggior parte dei cittadini non riuscirebbe a far sopravvivere una famiglia con un solo stipendio, e ciò fa pensare a quanto poco venga valutato il nostro tempo.
In un contesto come quello di oggi, un coprifuoco lavorativo alle 18 sembra un’assurdità: le persone vengono obbligate a staccare da lavoro prima per recarsi a casa. Una sorta di divieto che obbligherebbe a chiudere le faccende lavorative entro le sei del pomeriggio.
Questo regolamento colpirebbe una fascia precisa della popolazione e imporrebbe limiti severissimi: niente straordinari, nemmeno in caso di necessità. Più che un sogno si tratta di una legislazione ormai molto antica, che però qualcuno insiste a seguire.
Coprifuoco lavorativo sul turno serale
Se pensate che si tratti di un’idea futuristica vi sbagliate: questa legge esiste infatti da oltre un secolo. Il paese che la ospita è la Francia, anche se in forma molto limitata in quanto risalente al 19esimo secolo. Si parla di un divieto arcaico che vieterebbe alle donne di lavorare di notte in alcuni settori industriali.
Le convenzioni dell’epoca imponevano alla donna la figura di persona che si prende cura della famiglia e della casa, nonché della prole, motivo per cui non avrebbe mai potuto lavorare nel turno notturno. Per quanto possa essere vista anche come forma di tutela, si tratta di una regola che intacca il libero arbitrio e si scontra con l’idea di società contemporanea che ha superato concettualmente il ruolo uomo/donna.
Una norma antica e controversa che ancora resiste
Come riporta eurofound.europa.eu, il codice del lavoro francese contiene un articolo, il L.213-1, introdotto nel 1892, che proibisce alle donne che lavorano nell’industria di svolgere lavoro notturno, ovvero dalle 22:00 alle 05:00. Sebbene tale divieto non si applichi a settori come il commercio, la sanità o i servizi, resta formalmente presente nella normativa. Nel corso dei decenni la Francia ha introdotto esenzioni progressive ma la legge di partenza non è mai stata completamente abrogata.
Nel 1991 la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato illegittimo il divieto, definendolo discriminatorio e in contrasto con la direttiva europea sul lavoro. L’UE ha chiesto alla Francia di adeguarsi, ma la normativa francese è rimasta inalterata nel codice, facendo dipendere l’effettiva applicazione dalle interpretazioni dei tribunali.
Oggi, nella pratica, molte donne lavorano la notte, anche nei settori industriali, ma tecnicamente la legge esiste ancora a livello di testo normativo. Per questo, sebbene non scatti un “coprifuoco” reale alle 18:01, per alcune lavoratrici restano ombre normativo-giuridiche. La Francia ha comunque sottolineato più volte all’UE di aver ripudiato la convenzione che vietava alle donne di lavorare di notte e che quindi fattualmente non è più in vigore. Ad oggi non se ne parla più, ma in Francia la questione è ancora un interrogativo legislativo.