SPID, cambia il vento | Da adesso tutti costretti a pagare: la mossa che schianta gli italiani
 
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Lo SPID, la chiave digitale usata da milioni di italiani per accedere ai servizi pubblici, presto non più gratuito: si va verso l’introduzione di un canone annuale, secondo quanto anticipano gli analisti.
Dal 2016 lo SPID è diventato lo strumento principale per accedere a portali pubblici e privati: INPS, Agenzia delle Entrate, scuole e banche lo utilizzano quotidianamente per identificare gli utenti. Finora è stato gratuito per i cittadini, ma le società che lo gestiscono, in primis Poste Italiane, stanno valutando nuovi modelli economici per sostenere i costi del servizio. Secondo quanto riportato da fonti internazionali e nazionali, tra cui Reuters e Wired Italia, potrebbe essere introdotto un canone annuale per coprire le spese di manutenzione e sicurezza dei sistemi.
La notizia non è ancora ufficiale, ma gli esperti del settore digitale confermano che una revisione è in corso. Il sistema SPID, basato su infrastrutture tecnologiche complesse e controlli costanti di sicurezza, ha costi elevati di gestione. Con oltre 34 milioni di identità attive, la sostenibilità del modello gratuito è diventata un tema centrale. Le ipotesi allo studio vanno da un contributo annuale di pochi euro fino a formule differenziate in base al tipo di servizio usato, con eventuali esenzioni per le fasce più deboli.
Perché si parla di un canone e cosa cambierebbe per gli utenti
Poste Italiane, principale gestore SPID in Italia, è il soggetto più esposto ai costi di gestione e aggiornamento delle piattaforme di autenticazione. Ogni anno deve garantire controlli di sicurezza, assistenza clienti e aggiornamenti continui per restare in linea con le normative europee sull’identità digitale. In questo contesto, l’idea di introdurre un piccolo canone nasce come soluzione per rendere il servizio economicamente sostenibile e ridurre la dipendenza dai fondi pubblici. La misura, se confermata, non riguarderebbe tutti i provider allo stesso modo, ma rischia comunque di creare un effetto domino sull’intero sistema SPID.
Gli analisti avvertono che anche un contributo minimo potrebbe cambiare radicalmente le abitudini digitali degli italiani. Una parte degli utenti, soprattutto quelli che usano lo SPID solo per operazioni occasionali, potrebbe decidere di rinunciarvi. Altri potrebbero passare all’alternativa europea in arrivo, l’eIDAS Wallet, il portafoglio digitale previsto dall’Unione Europea che integrerà documenti e identità in un’unica app. Il rischio, secondo gli esperti, è che un’eventuale tariffa rallenti la diffusione dei servizi digitali pubblici, proprio mentre l’Italia sta spingendo sulla trasformazione digitale.

Gli scenari futuri e le alternative in arrivo
Il Governo e l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) osservano con attenzione la situazione, consapevoli che lo SPID è ormai indispensabile per milioni di cittadini e imprese. Una delle ipotesi al vaglio è quella di mantenere una versione gratuita di base, sostenuta da fondi pubblici, e affiancarla a versioni premium con funzionalità aggiuntive per usi professionali o aziendali. In parallelo, si accelera il progetto europeo di identità digitale unica, che potrebbe sostituire gradualmente i sistemi nazionali nei prossimi anni.
Secondo Wired Italia, la transizione verso un modello misto — tra SPID a pagamento e identità digitale europea — richiederà tempo e chiarezza per evitare confusione tra gli utenti. Poste Italiane, dal canto suo, non ha ancora confermato ufficialmente alcuna decisione, ma la discussione è aperta. L’eventuale introduzione di un canone segnerà una svolta importante: da servizio gratuito e universale a strumento gestito come un abbonamento. Una piccola cifra, forse, ma destinata a cambiare un’abitudine quotidiana. Perché in Italia, quando si tocca lo SPID, non si parla solo di tecnologia, ma di accesso alla vita digitale di tutti.