Buoni pasto a 10€ | La novità per tutti i lavoratori direttamente nelle card: cosa cambia e da quando sarà così
Buono pasto (Pixabay) - Circuitolavoro
Si parla di un possibile aumento della soglia esentasse dei buoni pasto elettronici fino a 10 euro: un ritocco che cambierebbe le buste paga di molti e i conti delle aziende che li erogano.
I buoni pasto sono uno strumento ormai radicato nel welfare aziendale italiano: pratici per i lavoratori, utili per i datori di lavoro che cercano leve retributive flessibili e fiscalmente efficienti. La loro disciplina è scandita da soglie precise che determinano quanto della somma erogata resta fuori da tasse e contributi. Da tempo la soglia più generosa riguarda i voucher in formato elettronico, più tracciabili e meno esposti a usi impropri.
L’ipotesi di portare a 10 euro la parte completamente esente per le card rilancia il dibattito sul ruolo dei buoni pasto nel sostenere il potere d’acquisto, soprattutto in una fase di prezzi ancora altalenanti. L’eventuale ritocco non riguarderebbe tutti allo stesso modo: a parità di spesa aziendale, il vantaggio netto per chi riceve buoni in forma digitale potrebbe diventare ancora più evidente rispetto a chi utilizza il formato cartaceo, tradizionalmente meno premiato.
Perché si pensa a una soglia più alta e cosa cambierebbe
Spingere la soglia dei buoni pasto elettronici a 10 euro significa, innanzitutto, aumentare la parte del valore che non concorre a formare reddito. Per il lavoratore questo si traduce in maggiore potere d’acquisto a parità di valore nominale del buono; per l’azienda, la possibilità di calibrare la leva del welfare riducendo l’impatto del cuneo fiscale. La logica è quella dell’incentivo alla tracciabilità: il formato digitale consente controlli più efficaci, riduce gli abusi e semplifica riconciliazioni e rendicontazioni.
In concreto, un tetto più alto renderebbe più conveniente la scelta del buono elettronico rispetto ad altre forme di benefit. La soglia esentasse funziona come un “cuscinetto”: sotto quel limite, niente imposte e contributi; oltre, il valore eccedente torna imponibile. Portare quel cuscinetto a 10 euro, se confermato, alleggerirebbe il prelievo su una fetta significativa delle spese legate alla pausa pranzo, lasciando in tasca ai dipendenti più risorse spendibili presso bar, ristoranti e supermercati convenzionati.

Chi ci guadagna davvero e gli errori da evitare
Il vantaggio immediato sarebbe per i lavoratori che ricevono buoni elettronici: più soglia esente significa netto più alto, senza necessità di rinegoziare il valore nominale. Anche le imprese ne trarrebbero beneficio, perché il costo deducibile rimarrebbe efficiente e il pacchetto retributivo apparirebbe più competitivo, specialmente nei settori dove la guerra dei talenti si combatte anche sui benefit. A cascata, un impulso arriverebbe alla rete degli esercizi convenzionati, che potrebbe vedere aumentare la spesa media per transazione, con ricadute positive sul giro d’affari.
Resta però una linea da non superare: confondere il valore nominale con quello realmente esente. Se la soglia salisse a 10 euro, sarebbe comunque necessario verificare che l’erogazione e l’utilizzo rispettino le regole d’uso del buono pasto e i limiti previsti, pena la perdita dell’agevolazione sulla quota eccedente. Per evitare sorprese, è opportuno che le aziende aggiornino tempestivamente regolamenti interni e sistemi payroll, e che i lavoratori controllino i propri cedolini per capire come il cambiamento si traduce in termini di imponibile, contributi e netto in busta. Solo così l’eventuale nuova soglia potrà esprimere davvero la sua funzione di welfare efficace e trasparente.