Le polemiche sulla riforma Renzi-Giannini investono anche e soprattutto il percorso che dovranno svolgere i laureati per riuscire a diventare insegnanti: in primo luogo, il concorso scuola 2015-2016, poi un contratto di formazione di tre anni e, infine, l’assunzione a tempo determinato.
Il caos è generato non soltanto dal percorso, che analizzeremo in profondità, quanto dal fatto che a partecipare a questa prima tornata dovranno essere soltanto i docenti abilitati tramite TFA e PAS, insegnanti che non solo spesso insegnano già da anni ma che hanno anche superato dei corsi di abilitazione per prove ed esami.
Insomma, per chi è già abilitato un percorso “infinito”, per i neolaureati la preclusione per i prossimi anni alla carriera. Secondo il giudizio di Luigi Gallo del M5S si tratta dell’applicazione della logica del Jobs Act al mondo della scuola.
L’articolo 23 della riforma scuola prevede la delega al governo sulla materia della formazione dei docenti e dunque disciplina anche le regole del concorso scuola 2015-2016. Il percorso che si dovrà svolgere per dare inizio alla carriera da insegnanti è il seguente: in primo luogo, ovviamente, risultare vincitori del concorso. Successivamente, la stipula di un contratto triennale di formazione e apprendistato, suddiviso in questa maniera: primo anno di contratto con conseguimento di un diploma di specializzazione, secondo e terzo anno di tirocini nella scuola; infine, qualora il percorso venga superato, assunzione a tempo indeterminato. Sui tratta in parole povere di unificare il percorso di formazione con quello che conduce all’assunzione.
Le polemiche intorno all’articolo 23 sono moltissime. In primo luogo, il destino dei docenti abilitati TFA e PAS: il concorso scuola 2015 dovrebbe essere pensato per loro, dunque non dovrebbe prevedere il periodo della formazione, dal momento che TFA e PAS prevedevano già sia corsi universitari sia tirocini all’interno della scuola. Trattandosi, però, di una legge delega non è detto che la situazione poi si risolva così: intanto continua il pressing affinché questa categoria di docenti qualificati e con esperienza rientri nel piano assunzioni. I neolaureati, invece, dovranno attendere il concorso successivo: dunque chi si laurea nel 2015 dovrà aspettare almeno il 2018-2019 per potervi partecipare, poi svolgere la formazione di tre anni ed infine essere assunto.
Ma è proprio il periodo di formazione a suscitare altre polemiche: per la CGIL è anticostituzionale che un vincitore di concorso pubblico debba sottostare ad un periodo di lavoro mal retribuito (si parla di circa 400 euro al mese) e, soprattutto, si tratta di un modo per limitare le spese per le supplenze: in parole povere, si nascondono dei tagli attraverso quella che viene definita una “rivoluzione”. Per il M5S si tratta, infatti, di un modo per rendere precario il lavoro anche all’interno della scuola, in prole si tratterebbe di una forma di Jobs Act pensata per l’istituzione scolastica.