Il Family Act, un ambizioso piano di riforma delle politiche familiari, sarà costretto a rimanere inattuato. La decisione del Governo di non procedere con l’attuazione di questa legge delega porta alla perdita di diverse misure chiave, da bonus per famiglie a giovani sino al riordino dei congedi parentali.
Approvato nel 2022, il Family Act mirava a una riforma strutturale delle politiche familiari, mettendo al centro le nuove generazioni e promuovendo pari opportunità. Tuttavia, a distanza di due anni, solo l’assegno unico è rimasto in piedi, mentre le altre misure restano nel limbo.
La scadenza della delega del Family Act comporterà la perdita di numerose nuove misure, tra cui l’estensione dei congedi parentali fino a 14 anni, l’aumento dell’indennità obbligatoria per il congedo di maternità e la progressiva estensione del congedo di paternità fino a 90 giorni.
La mancanza di linee guida chiare riguardanti i congedi di maternità, paternità e parentali porta alla conclusione della delega prevista dal Family Act, causando il rallentamento di ulteriori progressi, tra cui quelli mirati a promuovere l’occupazione femminile. Tra i principi fondamentali della legge delega, vi era l’intento di ristrutturare e potenziare le politiche volte a sostenere l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro e a facilitare il bilanciamento tra vita lavorativa e familiare. Ma in che modo?
In primo luogo, si prevedevano nuovi incentivi finanziari per le famiglie sotto forma di detrazioni fiscali e deduzioni, finalizzati a coprire le spese per l’assistenza familiare e i servizi domestici. Inoltre, si proponevano agevolazioni per le imprese che assumono personale per sostituire lavoratori in congedo di maternità, insieme a vantaggi per agevolare il ritorno al lavoro dopo il periodo di congedo e per incentivare la partecipazione a programmi formativi.
Nell’ambito dei nuovi bonus destinati alle famiglie, il Family Act contemplava anche facilitazioni per favorire l’istruzione dei figli, che spaziavano dai contributi per coprire interamente i costi dei servizi educativi per l’infanzia fino alle agevolazioni per le spese legate a viaggi di studio, attività sportive, culturali come teatro e musica, e all’acquisto di strumenti digitali utili per l’apprendimento. Inoltre, si prevedeva un potenziamento dei servizi di supporto per le famiglie con figli disabili.
Un’apposita sezione era dedicata anche ai giovani, con l’introduzione di nuovi incentivi per l’affitto o l’acquisto della prima casa.
Di fronte alle discussioni suscitate dalla mancata attuazione del Family Act e alla sua scadenza, la Ministra Roccella ha risposto alle domande dell’ANSA, sottolineando gli sforzi già compiuti per sostenere la genitorialità. Tuttavia, sono in programma alcune novità a partire dal 1° gennaio 2024 per quanto riguarda i congedi parentali. Accanto al primo mese di congedo retribuito all’80% della normale retribuzione, è previsto un ulteriore mese pagato nella stessa misura esclusivamente per i genitori il cui periodo di congedo maternità o paternità si conclude dopo il 31 dicembre 2023, con una riduzione al 60% in seguito.
Per quanto riguarda gli incentivi per l’occupazione femminile, il Decreto Legislativo sulla Coesione ha introdotto un bonus contributivo specifico per le nuove assunzioni. Sebbene queste misure dimostrino l’attenzione del governo verso le famiglie, non rappresentano tuttavia l’avvio di una riforma completa delle politiche sulla genitorialità e le pari opportunità come originariamente previsto dal Family Act. Il percorso verso tale obiettivo rimane ancora in fase di sviluppo.
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