Bollo non pagato, c’è un limite | Dopo 3 anni senza avvisi sei salvo: la lettera che fa la differenza
Bollo auto (Freepik) - circuitolavoro
Il mancato pagamento del bollo auto non può essere richiesto all’infinito: la Corte di Cassazione ha stabilito che dopo tre anni senza avvisi l’importo non è più dovuto. Ma tutto dipende da una lettera precisa.
La sentenza n. 10166/2024, pubblicata sul portale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, chiarisce un punto da anni oggetto di dubbi tra automobilisti e Regioni: la tassa automobilistica si prescrive in tre anni se l’amministrazione non invia alcuna comunicazione di sollecito o accertamento. In altre parole, se dopo la scadenza del bollo non arriva nessuna richiesta entro il triennio, il pagamento non può più essere preteso. Una decisione che conferma quanto previsto da tempo da altre pronunce, ma che ora assume valore di riferimento nazionale.
La Corte ha ribadito che la prescrizione decorre dal primo gennaio dell’anno successivo a quello in cui il bollo doveva essere versato. Entro quel termine, la Regione o l’ente incaricato della riscossione deve inviare un avviso formale. Se non lo fa, il debito si estingue. Tuttavia, basta una semplice lettera di sollecito, anche non raccomandata, per interrompere la prescrizione e far ripartire il conteggio dei tre anni. È proprio questa “lettera che fa la differenza”: la comunicazione scritta che tiene in vita la possibilità di recupero del tributo.
Cosa cambia per gli automobilisti e quando scatta la prescrizione
La decisione della Cassazione riguarda tutti i veicoli soggetti alla tassa automobilistica regionale, indipendentemente dalla cilindrata o dal tipo di alimentazione. La prescrizione si applica anche ai bolli di anni passati, purché non sia già arrivata una cartella esattoriale o un avviso di accertamento. In caso contrario, i termini si allungano a cinque anni, come previsto per i tributi iscritti a ruolo. Per chi non ha mai ricevuto nulla, invece, dopo tre anni il debito non è più esigibile e non può essere inserito in nuove richieste o cartelle.
Molti automobilisti ignorano che la prescrizione non si interrompe con l’arrivo di semplici comunicazioni automatiche o promemoria generici: serve un atto formale che indichi chiaramente importo, anno di riferimento e autorità competente. Le Regioni hanno quindi l’obbligo di rispettare tempi e modalità precisi per la notifica. Se il contribuente non riceve alcuna comunicazione entro il termine, può eccepire la prescrizione davanti al giudice o chiedere l’annullamento della richiesta all’ente di riscossione.

Come difendersi e cosa controllare prima di pagare
Chi riceve una richiesta di pagamento per bolli di vecchi anni deve prima verificare la data dell’ultima comunicazione valida. Se sono trascorsi più di tre anni senza avvisi, il debito è prescritto e non deve essere pagato. È consigliabile controllare le notifiche precedenti e conservare ogni documento ricevuto. In caso di dubbio, si può presentare un’istanza di autotutela alla Regione o al concessionario della riscossione, allegando le prove del mancato preavviso.
La sentenza 10166/2024 non rappresenta un “condono”, ma un richiamo al rispetto delle regole da parte degli enti pubblici. La Corte di Cassazione ha voluto ribadire che la riscossione deve essere tempestiva, trasparente e proporzionata. Per i cittadini, la regola è semplice: se non arriva alcuna comunicazione entro tre anni, il bollo è prescritto. Ma se ricevi anche una sola lettera di sollecito, i tempi ripartono da capo. In quel foglio, spesso sottovalutato, si gioca tutto: è la lettera che decide se devi pagare o no.