Il nuovo studio sulla maculopatia (Fonte: Canva) - www.circuitolavoro.it
Ecco cosa sappiamo in merito al nuovo studio in merito alla maculopatia e al funzionamento del nuovo farmaco.
Molto spesso i cittadini, soprattutto se non necessitano di occhiali, tendono a sottovalutare le visite oculistiche, concentrandosi maggiormente sulle malattie più comuni, quelle che colpiscono altre parti del corpo.
In realtà la vista è molto importante, poiché regola la nostra vita e perderla cambia inevitabilmente la qualità di quest’ultima. A tal proposito, una malattia molto grave che potrebbe sopraggiungere è la maculopatia, cioè una patologia che colpisce la macula, ovvero la parte centrale della retina che è responsabile della visione nitida che abbiamo.
Questa si manifesta purtroppo con un peggioramento progressivo della vista centrale, rendendo sempre più difficile la lettura, la guida, il riconoscimento dei volti e così via. Non sempre questa malattia porta alla cecità totale, ma può comunque causare un peggioramento molto significativo.
Eppure qualcosa potrebbe cambiare grazie alla ricerca e a questo nuovo farmaco che sembrerebbe funzionare. Facciamo chiarezza in merito agli ultimi aggiornamenti sulla maculopatia.
Partiamo dal presupposto che esistono diverse forme di maculopatia, ma la più comune è la degenerazione maculare legata all’età (AMD), la quale può essere: secca, quindi atrofica o umida, quindi neovascolare. La prima decorre in maniera più lenta e attualmente pare non avere nessun trattamento farmacologico specifico per riuscire a contrastarlo, anche se sono in corso ricerche e terapie mirate.
La seconda invece è considerata la forma più aggressiva, la quale però può essere trattata con i farmaci anti-VEGF, cioè anti-Vascular Endothelial Growth Factor. Questi inibiscono la crescita dei vasi sanguigni sotto la retina, che si propaga in maniera anomala. In questo particolare frangente, la cura consisterebbe appunto in iniezioni intraoculari molto regolari, generalmente avvengono ogni 4-8 settimane, in modo da tenere controllati i risultati visivi.
Ecco quali sono gli aggiornamenti in merito alla ricerca portata avanti per combattere la maculopatia: il farmaco funziona? Ebbene, come riportano da adnkronos.com, durante il 25esimo Congresso Euretina a Parigi, sono stati resi noti i nuovi dati in merito all’utilizzo dell’aflibercept 8 mg, un farmaco potenziato, utilizzato proprio perquesta malattia. La Bayer avrebbe così approvato l’estensione degli intervalli, fino a 6 mesi di utilizzo, sulla base degli studi clinici per il pulsar e il Photon.
A 3 anni di sperimentazione, pare che il farmaco funzioni, mantenendo una buona efficacia visiva, durata d’azione e sicurezza, permettendo così a molti pazienti di sottoporsi a soltanto due punture all’anno. Infine, i dati emersi dal real-word dello studio SPECTRUM, avrebbero confermato il beneficio finora raggiunto, rilevando: un miglioramento per quanto riguarda l’acuità visiva, un profilo di sicurezza molto più favorevole e infine una riduzione dello spessore retinico centrale. Tutto questo potrebbe realmente rivoluzionare il modo di trattare la maculopatia. Non ci resta che attendere sviluppi futuri in merito.
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