“Non essere all’altezza dell’incarico” può suonare come un divertente giochino di parole quando si parla del ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, ma questa volta non fa sorridere neanche un po’.
Non è la prima volta che il ministro si lancia in accorate arringhe sui “bamboccioni”, sui ragazzi che a trent’anni sono ancora in casa fermamente convinto che non abbiano la benché minima voglia di combinare niente nella vita. Una visione distorta della realtà indubbiamente, data dalla mancata volontà di conoscere e di fermarsi ad ascoltare la voce di un’Italia che sta alzando progressivamente i toni ogni giorno di più.
Lo scorso 14 Giugno, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Siete l’Italia peggiore”, le parole che rimarranno scalfite nelle teste degli italiani a imperitura memoria.
Durante il “Convegno Nazionale dell’Innovazione”, alla fine di un intervento del ministro Brunetta, una donna ha educatamente alzato la mano per porre una domanda. Invitata a salire sul palco ha tuonato le minacciose parole che hanno fatto letteralmente scappare il ministro: “Io faccio parte della Rete Precari della Pubblica Amministrazione” . La giustificazione di Brunetta? “Siete l’Italia peggiore, con voi non parlo”, ipse dixit.
La risonanza che una frase così offensiva e politicamente (e non solo) scorretta ha avuto nel web è stata incredibile: dopo poche ore Facebook pullulava di pagine poco lusinghiere intitolate al ministro, dai celeberrimi scatti che lo ritraggono placidamente addormentato sulla sua comoda poltroncina a Montecitorio a un evento-petizione dal titolo “Dimissioni Immediate del Ministro Brunetta” che a oggi, dopo soli sette giorni, conta quasi 43.000 iscritti.
L’Italia peggiore è davvero così imponente e ha davvero le carte per fare così paura?
Alla mancata risposta a una domanda che non una precaria, ma una donna con un volto e un nome ben definiti, Maurizia Russo Spena, non ha avuto neppure il tempo di formulare, il ministro risponde con accuse generiche, sfoggiando una coloratissima e varigata fiera di luoghi comuni su giovani e precariato, fino a far sembrare materia giudiziaria il presenziare a un convegno e chiedere la parola.
Le sue pericolose domande? Più garanzie, più diritti per i lavoratori, più ammortizzatori sociali perché, conclude amaramente la Russo Spena, “gli unici ammortizzatori sociali che abbiamo sono le famiglie”. Parole che pesano, ma anche riflessioni di speranza: ora il ministro non dovrà più rispondere ad una sola donna, ma a una fetta grossa dell’Italia che sta cominciando a svegliarsi.
In tutta questa discussione però particolarmente significativa è la definizione di Italia peggiore come “quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire”.
Ma siamo proprio sicuri che sia l’Italia Peggiore a non aver più nulla da dire?