Nessuna legge prevista per l’introduzione del salario minimo. Questa la decisione presa lo scorso 30 novembre 2022 dalla Camera dei Deputati, che con una mozione obbliga però il Governo non solo a riformare il mondo del lavoro, ma soprattutto a tutelare i diritti dei lavoratori con misure alternative per sopperire alla crescente inflazione e al costo della vita, attraverso per esempio il taglio del cuneo fiscale o l’alternanza scuola lavoro.
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La mozione e i motivi dell’addio al minimo salariale
Il testo della mozione, ovvero le linee guida suggerite al Governo, segnala i motivi per cui il salario minimo non sia lo strumento che garantirebbe le migliori condizioni di lavoro, poiché:
- inciderebbe non solo sulla retribuzione ma anche sull’aumento del costo lavorativo, e dunque aggraverebbe sulle spalle degli imprenditori e su quelle dello Stato;
- la sua introduzione implicherebbe un’inflazione sul mercato e attaccherebbe il sistema della contrattazione collettiva (TFR, malattia, ferie, permessi, tredicesima, quattordicesima, previdenza complementare, sanità integrativa), che in Italia tra l’altro copre l’85% dei lavoratori;
- favorirebbe l’aumento del lavoro al nero, i contratti “pirata” e l’incremento della disoccupazione;
- è considerato al pari del reddito di cittadinanza una misura di sostegno assistenziale e dunque converrebbe riformarlo.
Le strategie alternative
Diverse le strategie alternative elencate nella mozione:
- taglio del cuneo fiscale e riduzione del costo del lavoro per rilanciare lo sviluppo economico delle imprese;
- destinare risorse aggiuntive al mercato del lavoro: si pensi a politiche attive che garantirebbero ai giovani l’inserimento nel mondo lavorativo in modo più immediato;
- estendere i contratti collettivi nazionali a determinate categorie di lavoratori;
- per quanto riguarda la contrattazione collettiva: attraverso percorsi di analisi verificarne la giusta applicazione.
Il Governo, tutto sommato, sfrutterebbe la Direttiva UE, che non impone agli Stati membri di fissare un salario minimo legale, ma piuttosto di rafforzarne le parti sociali principalmente grazie alla promozione della contrattazione collettiva.