Ape Sociale Donna, ipotesi di pensionamento a partire dai 61-62 anni

Sostenere le donne che si trovano in situazioni difficili, ad esempio sono state licenziate, che hanno almeno il 74% di invalidità o che svolgono lavori fisicamente impegnativi.

Nel contesto della prossima riforma delle pensioni del 2024, spicca come prima novità l’introduzione dell’Ape Sociale Donna, segnando un passo importante verso una riforma previdenziale più dinamica. Questa iniziativa mira a fornire un impulso significativo a un sistema pensionistico che fino ad ora è stato in gran parte conservatore. In sostanza, l’Ape Sociale Donna consentirebbe a alcune donne di ritirarsi dal lavoro già a 61 anni anziché attendere l’età tradizionale di 63 anni prevista dall’Ape Sociale 2023, usufruendo al contempo dell’ampiamente riconosciuta indennità di accompagnamento alla pensione.

Questo approccio si posiziona in un punto intermedio tra l’Ape Sociale e Opzione Donna, rivolto specificamente a determinate categorie di lavoratrici che hanno affrontato svantaggi nel corso della loro carriera.

Sebbene nulla sia ancora definitivo e confermato, è chiaro che si stia cercando di aprire una nuova strada per la riforma delle pensioni del 2024. Un altro elemento da tenere presente è la proroga di Quota 103, che è prevista come parte di questa riforma più ampia.

Come funziona l’APE sociale per le donne

Un nodo cruciale da risolvere nell’attuale quadro pensionistico riguarda le pensioni delle donne. In particolare, si sta discutendo di rivedere Opzione Donna, così come è stata approvata nel 2023, con l’obiettivo di ampliare il numero di beneficiarie. Tuttavia, c’è un’idea più audace che potrebbe essere in cantiere.

Si sta valutando la possibilità di introdurre una sorta di Ape Sociale Donna, un ibrido tra l’Ape Sociale e l’Opzione Donna, che consentirebbe alle donne di andare in pensione a 61 anni con l’indennità di accompagnamento tipica dell’Ape Sociale. In altre parole, questo nuovo anticipo pensionistico sarebbe accessibile a determinate categorie di lavoratrici e permetterebbe loro di iniziare a ricevere il sostegno verso la pensione (previsto a 67 anni) già a partire dai 61 anni, anziché attendere i 63 anni previsti attualmente con l’Ape Sociale.

LEGGI ANCHE  Decreto Flussi 2023: guida alla compilazione delle domande per lavoratori extracomunitari

Ma a chi sarebbe destinato questo beneficio? Sarebbe riservato alle donne che si trovano in situazioni di disagio, tra cui:

  • Lavoratrici licenziate.
  • Lavoratrici con un grado di invalidità almeno pari al 74%.
  • Lavoratrici impegnate come caregiver.
  • Lavoratrici coinvolte in lavori gravosi.

Dal punto di vista finanziario, l’indennità di accompagnamento verso la pensione sarebbe più vantaggiosa rispetto a Opzione Donna. Questo perché con l’Ape Sociale Donna 2024, le lavoratrici (appartenenti alle categorie sopra elencate) potrebbero beneficiare, fino al raggiungimento dell’età pensionabile a 67 anni, di un sussidio di 1.500 euro lordi “non rivalutabili” per 12 mesi, indipendentemente dal ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico.

Requisiti di accesso all’APE Sociale previsto per le donne

Attualmente, le condizioni per accedere a questa misura variano a seconda delle circostanze. Per le persone licenziate, con invalidità pari o superiore al 74%, e per coloro che svolgono il ruolo di caregiver, è richiesto un periodo di contributi di almeno 30 anni, che si riduce a 28 anni nel caso delle donne con due figli.

Per i lavoratori impegnati in lavori gravosi, che hanno svolto questa attività per almeno sei anni negli ultimi sette, o sette anni negli ultimi dieci anni di lavoro, sono necessari 36 anni di contributi, ma questo requisito scende a 34 anni per le lavoratrici con due figli.

L’Inps eroga un’indennità per 12 mesi all’anno (non 13 come la pensione) e l’importo è equivalente alla rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso a questa misura. Tuttavia, è importante notare che il sussidio erogato fino al raggiungimento dell’età pensionabile non può superare i 1.500 euro lordi al mese e non è soggetto a rivalutazione.

LEGGI ANCHE  Lavorare negli Emirati Arabi, la Guida Completa

Differenza APE Donna con il programma Opzione Donna

L’introduzione di un possibile Ape Sociale Donna 2024 non avrebbe alcun impatto sull’altro meccanismo di flessibilità già in vigore per le donne, cioè Opzione Donna. Tuttavia, si prevedono delle modifiche significative per quest’ultima. Opzione Donna verrebbe confermata ma ampliata, eliminando il requisito legato ai figli per l’abbassamento dell’età pensionabile.

Si sta discutendo di rinnovare Opzione Donna nel 2024, stabilendo un limite di età di 58 anni per tutte le lavoratrici appartenenti alle seguenti categorie:

  • Caregiver.
  • Donne con un grado di invalidità almeno pari al 74%.
  • Lavoratrici licenziate.
  • Lavoratrici impiegate in imprese in crisi.

Per coloro che soddisfano questi criteri, l’importo dell’Ape Sociale, erogato fino all’età pensionabile di 67 anni, sarà equivalente alla pensione calcolata al momento dell’ottenimento della misura. Tuttavia, è fondamentale notare che l’importo massimo rimarrà fisso a 1.500 euro lordi al mese, senza alcuna rivalutazione annuale, e si riceveranno dodici mensilità invece delle tradizionali tredici.

Un’altra differenza significativa tra l’Ape Sociale Donna e Opzione Donna riguarda il calcolo dell’assegno. Con l’Ape Donna, chi ne fa richiesta non dovrebbe subire un ricalcolo contributivo dell’assegno, evitando così il problema che spesso affligge le lavoratrici di Opzione Donna, le quali possono vedersi assegnati assegni significativamente inferiori rispetto alla pensione a cui avrebbero diritto, talvolta con una riduzione fino al 30%.

Chi prende l’APE Sociale può lavorare?

Dalla Legge 232/2016, precisamente dai commi 179 al 186, emerge che è consentito continuare a lavorare mentre si beneficia dell’Ape Sociale 2023. Tuttavia, questa compatibilità è subordinata a due condizioni fondamentali:

  1. Il reddito derivante dall’attività lavorativa deve rimanere al di sotto di 8.000 euro all’anno per un contratto dipendente.
  2. Il reddito non deve superare 4.800 euro all’anno per un lavoro autonomo.
LEGGI ANCHE  Rilancio lavoro in Sicilia: incentivi e contratti

È importante notare che la Circolare INPS 100/2017 apporta un chiarimento cruciale: il superamento del limite reddituale annuo viene calcolato esclusivamente tenendo conto dei redditi derivanti da un’attività lavorativa successiva alla data in cui ha inizio l’indennità dell’Ape Sociale.

In altre parole, ciò significa che non è possibile accettare nuovi lavori prima di iniziare a percepire l’Ape Sociale, poiché ciò comporterebbe la perdita dei requisiti necessari per beneficiare della misura. È fondamentale rispettare rigorosamente queste disposizioni per mantenere la compatibilità tra l’Ape Sociale e l’attività lavorativa.

Potrebbe interessarti anche
- Advertisement -
Ultimi articoli
Autore
Valerio Mainolfi
Valerio Mainolfi
Specializzato in comunicazione e marketing, amante della scrittura creativa, navigo costantemente tra ambizioni future e sfide del nostro tempo, agganciato all’evoluzione illogica del mio essere.