Cassa integrazione: stipendio, contributi, ferie e assegni familiari spiegati

Durante il periodo di cassa integrazione, i dipendenti possono incorrere in alcune restrizioni e limitazioni per quanto riguarda l'avvio di un'ulteriore attività lavorativa. Queste restrizioni sono tipicamente regolate dalle normative nazionali e dalle disposizioni specifiche in vigore per la cassa integrazione.

Durante il periodo di cassa integrazione, i dipendenti possono incorrere in alcune restrizioni e limitazioni per quanto riguarda l’avvio di un’ulteriore attività lavorativa. Queste restrizioni sono tipicamente regolate dalle normative nazionali e dalle disposizioni specifiche in vigore per la cassa integrazione. Scopriamo di più.

Cosa succede se lavoro mentre sono in cassa integrazione?

La normativa in materia è stata modificata nel 2022, prevedendo la perdita o la sospensione del trattamento per i lavoratori che svolgono un’altra attività lavorativa.

Di conseguenza, a partire dal 1° gennaio 2022 è previsto che il lavoratore che svolga attività di lavoro subordinato di durata superiore a 6 mesi o attività di lavoro autonomo, durante il periodo di integrazione salariale non ha diritto al trattamento per le giornate di lavoro effettuate.

Qualora il lavoratore svolga attività di lavoro subordinato a tempo determinato pari o inferiore a sei mesi, il trattamento è sospeso per la durata del rapporto di lavoro.

Quanto è lo stipendio in cassa integrazione?

L’importo della cassa integrazione è pari all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate. L’importo viene corrisposto nel limite di un massimale, che per il 2023 è di 1.199,75 euro.

In pratica, un lavoratore che percepisce una retribuzione lorda di 2.000 euro, riceverà un’indennità di cassa integrazione di 1.600 euro.

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L’importo della cassa integrazione è soggetto a tassazione, con un’aliquota IRPEF che varia a seconda del reddito complessivo del lavoratore.

Inoltre, l’indennità di cassa integrazione non è cumulabile con altre prestazioni di sostegno al reddito, come ad esempio la disoccupazione o la pensione.

Quando si è in cassa integrazione vengono versati i contributi?

I contributi vengono versati anche quando si è in cassa integrazione. I contributi figurativi sono calcolati sulla base della retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se non fosse stato in cassa integrazione.

I contributi figurativi sono utili per la maturazione del diritto alla pensione, sia per quanto riguarda il requisito anagrafico che per l’ammontare. Sono utili anche per il diritto e per la misura di tutte le altre prestazioni Inps.

In pratica, un lavoratore che percepisce una retribuzione lorda di 2.000 euro e che è in cassa integrazione per 6 mesi, avrà maturato 6 mesi di contributi figurativi, pari a 1.200 euro.

I contributi figurativi vengono versati dall’INPS, in base alle indicazioni del datore di lavoro.

Come funzionano le ferie con la cassa integrazione?

In generale, le ferie maturano in proporzione al lavoro svolto. In caso di cassa integrazione, le ferie maturano solo per le settimane in cui il lavoratore ha lavorato almeno 15 giorni.

Quindi, se un lavoratore è in cassa integrazione per 2 settimane, le ferie matureranno solo per la settimana in cui il lavoratore ha lavorato almeno 15 giorni.

Le ferie possono essere godute anche durante la cassa integrazione, ma solo con il consenso del datore di lavoro.

In caso di godimento delle ferie in cassa integrazione, il lavoratore riceverà un’indennità pari alla retribuzione globale che sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate.

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Come vengono pagati gli assegni familiari in cassa integrazione?

Gli assegni familiari spettano anche ai lavoratori che sono in cassa integrazione, sia in caso di riduzione che di sospensione dell’orario di lavoro.

In caso di sospensione dell’orario di lavoro, gli assegni familiari spettano per intero per i periodi di paga con sospensione a zero ore.

In caso di riduzione dell’orario di lavoro, gli assegni familiari spettano per ciascuna settimana nella misura intera settimanale, con esclusione dei giorni di assenza ingiustificata.

Gli assegni familiari in cassa integrazione sono pagati dal datore di lavoro, che li recupera poi dall’INPS.

Il datore di lavoro deve calcolare gli assegni familiari in base alla retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore se non fosse stato in cassa integrazione.

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Autore
Ortensia Ferrara
Ortensia Ferrara
Classe ’83, giornalista pubblicista dal 2007, laureata in scienze della comunicazione dal marzo 2008, appassionata di scrittura creativa, giornalismo e comunicazione da sempre. Pignola, puntuale, permalosa e inguaribilmente pessimista, curiosa, noiosa e ironica.