La Banca d’Italia ha pubblicato “Il mercato del lavoro: dati e analisi”, edizione novembre 2022. Si tratta di una nota redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali (MLPS), dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) utilizzando come fonti le Comunicazioni obbligatorie e le Dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro. Ecco quali sono i dati che emergono sull’occupazione e sul mercato del lavoro in Italia.
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Occupazione dipendente: rallenta ma sempre in crescita
Dai dati emerge un rallentamento dell’occupazione dipendente, che continua però a crescere. Da gennaio a ottobre 2022, infatti, il numero di posizioni dipendenti nel settore privato non agricolo è aumentato di quasi 350.000 unità, al netto dei fattori stagionali. Dall’estate la dinamica dell’occupazione si è indebolita rispetto alla prima metà dell’anno, ma si mantiene sulla crescita, in linea con la situazione pre-pandemica: basti pensare che nel bimestre settembre-ottobre sono stati creati 48.000 posti di lavoro a fronte dei circa 42.000 del 2019.
Mercato del lavoro 2022: frenata del settore turismo e servizi
Il rallentamento del mercato del lavoro iniziato a luglio, si concentra soprattutto nel turismo, dove l’impatto della pandemia ha reso più difficile distinguere gli andamenti stagionali da quelli di fondo e quindi più complesso interpretare il quadro dell’occupazione nel corso dell’anno. Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati creati circa 70.000 posti di lavoro, il medesimo numero raggiunto nel 2019. Per quanto riguarda gli altri servizi, invece, si è evidenziata una flessione nelle attività di trasporti e magazzinaggio, fattore che potrebbe avere risentito dell’aumento dei prezzi dell’energia. Nell’industria invece, nonostante il rallentamento dei comparti manifatturieri a maggiore intensità energetica, prosegue l’occupazione ai ritmi dei mesi precedenti. Nelle costruzioni il numero delle attivazioni nette è stato inferiore a quello osservato nella fase di crescita del 2021 e della prima metà del 2022.
Crescono le posizioni permanenti, calano quelle a termine
A continuare a trainare la crescita occupazionale ci sono i rapporti di lavoro a tempo indeterminato: l’espansione è proseguita in settembre e ottobre con ritmi elevati. Dall’inizio del 2022 più del 90 per cento delle attivazioni nette ha riguardato posizioni permanenti, un forte aumento registrato rispetto ai primi dieci mesi del 2021 quando erano poco più del 30%. Questo incremento si può ricondurre alle trasformazioni dei numerosi contratti temporanei avviati nella seconda metà dello scorso anno. Prosegue invece il calo dell’apprendistato e delle posizioni a termine a partire da giugno: su questo pesa il rallentamento della dinamica di occupazione nel settore terziario, che ricorre maggiormente a queste tipologie di contratto.
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