Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 151 del 30 giugno 2023, è stata ufficialmente approvata la Legge n. 83/2023, dando il via al nuovo accordo per la tassazione dei lavoratori frontalieri con la Svizzera. Tale atto segna la conclusione del processo di approvazione avviato con il protocollo firmato a Roma il 23 dicembre 2020. Questo nuovo accordo rappresenta una revisione dell’accordo (e della convenzione per evitare le doppie imposizioni) stipulato nel lontano 1974, il quale necessitava di un adeguamento alle moderne dinamiche economiche e lavorative.
L’obiettivo principale del nuovo accordo è chiarire in modo più preciso chi siano i lavoratori frontalieri e definire le modalità di tassazione dei redditi da loro percepiti. La revisione mira a creare un quadro normativo più adatto alle attuali esigenze, tenendo conto delle evoluzioni nel mondo del lavoro e delle sfide emergenti nella gestione fiscale transfrontaliera.
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La nuova fiscalità dei frontalieri
Dal 1° gennaio 2024 ha preso avvio una nuova fase per i frontalieri Italia-Svizzera. L’accordo bilaterale, formalmente attivo dal 17 luglio 2023, è diventato completamente operativo con l’inizio del nuovo anno.
La nuova intesa, soggetta a revisione ogni cinque anni, introduce il concetto di tassazione “concorrente”, che, come negli altri accordi con stati esteri, protegge il reddito del lavoratore dalla doppia imposizione mediante il meccanismo del credito d’imposta applicato in Italia, basato sulle tasse già versate all’estero. Inoltre, l’accordo amplia la “no tax area” italiana da 7.500 a 10.000 euro per i redditi da lavoro dipendente.
Secondo l’accordo, i frontalieri sono individuati come persone fisiche che risiedono nei comuni italiani entro 20 km dal confine svizzero, svolgono lavoro dipendente nella zona di frontiera svizzera per un datore di lavoro residente in Svizzera e tornano principalmente nel loro stato di residenza ogni giorno, salvo massimo 45 giorni lontano per motivi professionali in un anno civile. A seconda della data di ingresso nel mercato del lavoro come frontalieri, ossia dal 17 luglio 2023 o precedentemente, si distinguono tra vecchi e nuovi frontalieri, determinando il trattamento fiscale a partire dal 1° gennaio 2024.
Per i “vecchi” frontalieri, già in tale status al 16 luglio 2023, la tassazione continuerà a basarsi esclusivamente sulla Svizzera. Per i nuovi frontalieri, diventati tali dopo il 17 luglio 2023, la tassazione sarà concorrente italo-elvetica: in Svizzera, l’imposta sarà ridotta all’80%, mentre in Italia, per redditi sopra i 10.000 euro annui, verrà applicata l’imposta netta della tassa già pagata in Svizzera. Un aspetto peculiare riguarda i lavoratori che, anche diventando frontalieri dopo il 17 luglio 2023, hanno avuto tale status tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023. Questi potrebbero mantenere la vecchia tassazione anziché adottare la nuova.
La “tassa della salute”
Con l’approvazione della legge di bilancio per il 2024, Governo e Parlamento hanno introdotto una tassa sul lavoro frontaliero verso la Svizzera con l’intento di finanziare un aumento salariale per i lavoratori della sanità nelle zone di confine, definita comunemente come “tassa della salute“. I sindacati Cgil, Cisl e Uil sottolineano che questa tassa colpisce tutti i cittadini frontalieri che lavorano in Svizzera prima del 16 luglio 2023.
Questa imposta è stata implementata solo pochi mesi dopo l’entrata in vigore della legge 83 del 13 giugno 2023, che ha concluso una lunga discussione sull’imposizione fiscale dei frontalieri attraverso un accordo tra le parti, a seguito del recepimento di un trattato internazionale tra Italia e Svizzera. Nonostante le richieste di stralcio fatte dai sindacati confederali, insieme ai sindacati svizzeri UNIA e OCST, da ottobre, considerando il provvedimento “iniquo, ingiustificato ed intempestivo e, verosimilmente, illegittimo”, l’imposta è stata mantenuta.
Nonostante le critiche dell’opposizione, in particolare da parte di Pd e M5s, che hanno chiesto il ritiro o la riduzione dell’aliquota dell’imposta, l’emendamento proposto dalla Lega, partito del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, continua a essere il riferimento più concreto. Tale emendamento prevede un contributo variabile dal 3% al 6% del salario, con la possibilità per le regioni di stabilire l’ammontare esatto.
La base imponibile è costituita dagli oltre 80.000 “vecchi” frontalieri, assunti prima della metà di luglio 2023, data in cui è stato siglato l’accordo per la nuova fiscalità tra Italia e Svizzera, che ha modificato l’accordo del 1973. Il prelievo varierà da 30 a 200 euro al mese, a seconda del salario. Un onere sgradito anche per chi percepisce stipendi in franchi, i quali, nell’ultimo anno e mezzo, si sono rivalutati a causa dell’impennata della valuta svizzera, considerata un rifugio sicuro per i risparmiatori.
Regolamentazione del telelavoro
Nel frattempo, il 10 novembre 2023, il governo italiano e quello svizzero hanno firmato una dichiarazione d’intenti per regolamentare in modo coeso e duraturo il telelavoro per i frontalieri. In conformità con l’Accordo sui frontalieri, a partire dal 1° gennaio 2024, è prevista la possibilità di lavorare in modalità smart working fino al 25% dell’orario di lavoro. Questa opportunità si estende sia ai nuovi frontalieri, con tassazione nel paese di lavoro fino all’80%, che ai frontalieri rientranti nel regime transitorio, con redditi imponibili solo in Svizzera.
Sfide e opportunità per i frontalieri
In attesa della convocazione delle organizzazioni sindacali, è stata annunciata l’avvio di una “verifica di legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio del 2024” e la convocazione di “assemblee dei lavoratori frontalieri nelle aree di confine”.
La petizione lanciata su Change.org, promossa da Valerio Primerano, mira a contestare la legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri. I firmatari sostengono che questa tassa sia ingiusta e discriminatoria, colpendo solo i cittadini che vivono e lavorano nelle zone di confine.
I promotori dell’appello sottolineano che i frontalieri già contribuiscono al finanziamento della sanità attraverso le trattenute d’imposta alla fonte e i relativi ristorni ai comuni di frontiera. L’introduzione di una tassa aggiuntiva, secondo loro, aumenta ulteriormente il carico fiscale senza consentire detrazioni per le spese mediche sostenute.
Inoltre, i firmatari contestano l’idea di aumentare gli stipendi ai medici nelle aree di confine, sostenendo che ciò non risolverà il problema della carenza di personale specializzato, ma potrebbe incentivare il lavoro in queste zone a discapito di quelle più distanti dal confine.
La petizione conclude con un appello per l’annullamento della legge sulla tassa per la sanità dei frontalieri, evidenziando l’importanza di far sentire le voci di questi cittadini e di porre fine a misure fiscali ritenute ingiuste e discriminatorie.