Nella prossima Legge di Bilancio, il governo Meloni potrebbe proporre significativi cambiamenti al sistema pensionistico italiano, includendo l’opzione di pensione anticipata con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Questa proposta, conosciuta come “Quota 41”, potrebbe essere accompagnata da un ricalcolo contributivo degli assegni pensionistici, comportando una riduzione del 20% delle pensioni.
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Le priorità del Governo
L’apertura della sessione di bilancio è ancora distante, ma il governo sta già delineando le priorità da inserire nella prossima Manovra. Tra le misure in discussione, un nuovo sistema per l’uscita anticipata dal lavoro è una delle proposte più rilevanti. Questo intervento è reso urgente dall’aumento previsto della spesa per le pensioni, come indicato nel Documento di Economia e Finanza (Def).
Vincoli di bilancio
Secondo il Def, la spesa per le prestazioni sociali in denaro aumenterà del 5,3% nel 2024 e del 2,5% annuo nel triennio 2025-2027. In particolare, la spesa per le pensioni crescerà del 5,8% nel 2024 e del 2,9% in media nei tre anni successivi. Questo aumento costringe il governo a considerare soluzioni previdenziali prudenti per mantenere l’equilibrio dei conti pubblici.
Quota 41: un’opzione realizzabile?
L’idea di una riforma organica delle pensioni, che abolisca la Legge Fornero, è stata accantonata per il momento a causa dei costi elevati. Al suo posto, il governo sta valutando l’implementazione di “Quota 41”. Questa misura permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età, ma con un ricalcolo contributivo degli assegni.
Ricalcolo contributivo
Il sistema contributivo calcola l’importo della pensione basandosi sui contributi versati, anziché sugli ultimi stipendi percepiti, come avviene con il sistema retributivo. Questo significa che, se approvata, la proposta permetterebbe a migliaia di lavoratori di andare in pensione prima, in deroga alla Legge Fornero che richiede 67 anni di età e 20 di contributi per la pensione di vecchiaia, o 42 anni di contributi per quella di anzianità.
I costi di Quota 41 “pura”
Se la versione “pura” di Quota 41 venisse approvata, avrebbe un costo notevole per le casse dello Stato: 4 miliardi di euro solo per il 2025 e 9 miliardi una volta a regime. Tuttavia, l’adozione di un ricalcolo contributivo renderebbe l’opzione meno onerosa.
L’impatto sugli assegni pensionistici
Il ricalcolo contributivo porterebbe a una riduzione significativa dell’assegno pensionistico, con una diminuzione media del 15-20%. Questo taglio potrebbe influenzare la decisione di molti lavoratori di aderire a questa opzione, poiché dovrebbero valutare se la pensione anticipata vale una riduzione del reddito.
Quota 41 per i lavoratori precoci
Attualmente, Quota 41 è già disponibile per alcune categorie di lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno accumulato 12 mesi di contributi prima dei 19 anni. Per beneficiare di questa misura, i lavoratori devono appartenere a categorie vulnerabili, come disoccupati, invalidi, caregiver e lavoratori con mansioni gravose, e avere almeno un contributo settimanale versato nel sistema retributivo prima del 1996.
Estensione della Quota 41
Il governo sta studiando una formula per estendere Quota 41 a tutti i lavoratori, non solo ai precoci. Questo permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, senza dover rispettare i 42 anni e 10 mesi per gli uomini o i 41 anni e 10 mesi per le donne previsti dalla legge attuale.
Platea potenziale e altre ipotesi
La nuova Quota 41, con il ricalcolo contributivo e la conseguente riduzione dell’assegno, potrebbe interessare circa 100.000 persone. Oltre a questa ipotesi, il governo potrebbe considerare altre misure, come la proroga di Quota 103, che consente di andare in pensione raggiungendo una somma specifica di contributi ed età. Visita la nostra sezione dedicata alle news.