Nel panorama economico e politico italiano, il taglio del cuneo fiscale si conferma come uno dei temi centrali delle politiche di sostegno alle classi lavoratrici. La Premier Meloni, in una conferenza stampa dedicata alla legge di bilancio, ha annunciato che il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori a reddito più basso sarà esteso anche al 2024. Questa misura, inizialmente avviata nel 2022 durante il governo Draghi, è stata successivamente ampliata nel 2023, raggiungendo il 6/7% di sconto contributivo.
In questo articolo, esploreremo i dettagli del taglio del cuneo fiscale e le sue implicazioni per i lavoratori italiani.
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Taglio del cuneo fiscale previsto nel 2024
Nella conferenza stampa di presentazione della legge di bilancio, la Premier Meloni ha personalmente confermato il proseguimento del taglio del cuneo contributivo per i lavoratori a reddito più basso anche per il 2024. Questa misura, avviata nel 2022 durante il governo Draghi e successivamente incrementata nel corso del 2023 fino al 6/7%, sarà confermata per il solo anno 2024, mantenendo le stesse aliquote dell’esonero contributivo in vigore attualmente.
Nonostante il governo abbia manifestato ripetutamente l’intenzione di potenziare ulteriormente le misure a favore dei ceti meno abbienti, la recente stagnazione dell’economia negli ultimi mesi ha reso necessario l’annullamento del taglio aggiuntivo che era stato precedentemente ipotizzato.
Inoltre, è degno di nota che nella nuova legge di bilancio è prevista anche una riduzione dell’IRPEF per i redditi fino a 28.000 euro, che verranno inclusi nel primo scaglione IRPEF con un’aliquota al 23%.
Aumenti del taglio del cuneo fiscale nel 2022
A giugno 2022, uno studio reso noto dalla UIL metteva in evidenza che gli aumenti salariali derivanti dal taglio del cuneo fiscale introdotto dal Governo Draghi fino a dicembre 2022, grazie allo sconto del 1,2% sugli stipendi, seppur modesti, erano tutt’altro che irrilevanti. Il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti poteva comportare un massimo di 25 euro in più al mese. Di seguito sono riportati esempi indicativi (senza il rateo di tredicesima):
Importo stipendi fino a dicembre 2022 | Aumenti in busta paga |
Fino a 2.600 euro netti | 144 euro (24 euro al mese) |
1.500 euro netti | 102 euro (17 euro al mese) |
1.000 euro netti | 72 euro (12 euro al mese) |
La riduzione dei contributi era applicabile a tutti i rapporti di lavoro dipendente, sia nel settore pubblico che in quello privato, escludendo solo i rapporti di lavoro domestico. Di norma, le aliquote applicate al lavoro dipendente come contribuzione previdenziale erano del 33%, di cui il 23,81% a carico del datore di lavoro e il restante 9,19% a carico del lavoratore. Ciò significava che nel periodo coperto dalla normativa del decreto Aiuti bis, ovvero tra luglio e dicembre 2022, queste fasce di retribuzione registravano un ammontare complessivo di sconto contributivo che si traduceva in un aumento netto in busta paga, variando tra 50 euro e 185 euro per i 6 mesi.
È importante sottolineare che sia per i dipendenti che per i pensionati, è in vigore dal gennaio 2022 uno sgravio dell’0,8% sui contributi dovuti, che resta confermato fino alla fine dell’anno. In entrambi i casi, l’aliquota di calcolo per i fini previdenziali alla fine della carriera lavorativa non subisce variazioni, il che significa che il taglio non comporta riduzioni dell’importo delle pensioni ma rimane a carico dello Stato.
Tabella importi 2023: dettaglio riduzione cuneo fiscale
Nella legge di bilancio del 2023 (Legge n. 197/2022), sono state previste diverse percentuali di sconto contributivo per i lavoratori dipendenti in base al loro reddito imponibile previdenziale mensile. In particolare, sono state stabilite le seguenti misure:
Reddito imponibile mensile | Percentuale di sconto contributivo (2022) | Percentuale di sconto contributivo (2023) | Maggiore importo in busta paga fino a giugno 2023 |
Fino a 10.000 euro | 0,8% (gennaio-giugno) – 2% (luglio-dicembre) | 3% | 19,25 euro mensili – 231 euro l’anno |
Fino a 15.000 euro | 0,8% (gennaio-giugno) – 2% (luglio-dicembre) | 3% | 28,88 euro mensili – 346,50 euro annui |
Fino a 20.000 euro | 0,8% (gennaio-giugno) – 2% (luglio-dicembre) | 3% | 32,92 euro mensili – 395,08 euro annui |
Fino a 25.000 euro | 0,8% (gennaio-giugno) – 2% (luglio-dicembre) | 3% | 41,15 euro al mese – 493,85 euro annui |
Oltre 25.000 euro e fino a 35.000 euro | 0,8% (gennaio-giugno) – 2% (luglio-dicembre) | 2% | Nessuna variazione rispetto al 2022 |
È importante notare che i limiti di importo mensile vanno considerati con l’inclusione del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre.
Queste misure rappresentano una significativa riduzione dei contributi previdenziali e si traducono in un maggiore importo netto in busta paga per i lavoratori in questi determinati scaglioni di reddito. Il passaggio da una percentuale di sconto contributivo all’altra avviene a partire da luglio 2023, portando un notevole incremento nell’importo netto mensile dei lavoratori.
Dettagli per scaglione sulla riduzione del cuneo fiscale da luglio 2023
Con il decreto lavoro 48/2023 è stato introdotto un aumento dell’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti. Le percentuali di esonero aumentano in base al reddito imponibile mensile, e i beneficiari sono coloro i cui redditi annui non superano determinate soglie. Di seguito sono riportati i dettagli:
Reddito imponibile mensile | Percentuale di esonero |
Fino a 2.692 euro (circa 35.000 euro annui) | Da 2% a 6% |
Fino a 1.923 euro (circa 25.000 euro annui) | Da 3% a 7% |
Nella tabella seguente sono indicati gli importi medi di sconto contributivo, che si traducono in un aumento della retribuzione netta in busta paga durante il periodo di taglio del cuneo fiscale, che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2023:
Taglio cuneo fiscale | Periodo di validità | Bonus medio risultante in busta paga |
Redditi fino a 35.000 euro | 6% della retribuzione imponibile | Da 90 a 100 euro in più |
Redditi fino a 25.000 euro | 7% | Da 60 a 70 euro in più |
Va notato che si fa riferimento all’imponibile previdenziale, non all’imponibile fiscale. È quindi necessario verificare il limite massimo mensile, non quello annuale. Il Ministero delle Finanze ha confermato che l’aumento in busta paga da luglio a dicembre 2023 può arrivare fino a 100 euro mensili.
Tuttavia, le istruzioni fornite dall’INPS dopo la pubblicazione del decreto lavoro 48/2023 il 4 maggio 2023 (messaggio 1932/2023) specificano che il nuovo taglio non si applica ai ratei di tredicesima, che vengano erogati mensilmente o interamente a dicembre.
Per approfondire, riportiamo nella tabella seguente le simulazioni che includono il totale degli importi annui, comprensivi dei due diversi tagli al cuneo previsti dalla legge di bilancio e dal decreto Lavoro:
Redditi | Importo mensile taglio cuneo fiscale in busta paga | Importo annuo COMPLESSIVO |
10.000 euro annui | 25,67 euro | 269 euro |
12.500 euro annui | 32 euro | 336 euro |
15.000 euro annui | 38 euro | 404 euro |
17.500 euro annui | 43 euro | 430 euro |
20.000 euro annui | 49 euro | 460 euro |
25.000 euro annui | 55 euro | 548 euro |
30.000 euro annui | 56 euro | 576 euro |
35.000 euro annui | 65 euro | 591 euro |
Effetti della riduzione cuneo fiscale sul salario dei dipendenti
Secondo quanto comunicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) in una nota sulle misure previste nella manovra, la combinazione della riduzione del cuneo contributivo e dell’applicazione della nuova aliquota Irpef avrà l’effetto di aumentare i salari dei lavoratori dipendenti fino a 1.298 euro all’anno (per chi guadagna 27.500 euro lordi all’anno).
In base ai calcoli, i lavoratori con uno stipendio lordo annuo di soli 8.000 euro vedranno un aumento nella loro busta paga di 535 euro, che corrisponde al 6,7% dell’importo lordo. Per chi percepisce una retribuzione di 20.000 euro (pari a 1.538 euro al mese per 13 mensilità), l’aumento totale sarà di quasi mille euro, pari al 4,9% del salario lordo.
I maggiori benefici in percentuale si verificheranno per i lavoratori con un reddito di 25.000 euro all’anno, ottenendo un aumento della busta paga di 1.290 euro, corrispondente al 5,2% del reddito lordo. Tuttavia, al crescere del reddito oltre tale soglia, l’aumento sarà maggiore ma il suo impatto percentuale diminuirà. Ad esempio, i lavoratori con uno stipendio lordo di 35.000 euro vedranno un aumento di 1.382 euro, ma ciò rappresenta solo il 3,9% della loro retribuzione.
La versione più recente della proposta del taglio del cuneo contributivo prevede una riduzione del 7% dei contributi a carico dei lavoratori, che rappresentano circa il 9% del reddito imponibile, per coloro che guadagnano fino a 25.000 euro lordi all’anno, e una riduzione del 6% per chi ha un reddito annuo compreso tra 25.000 e 35.000 euro. Con la Manovra 2024, il carico contributivo sulla busta paga di gennaio dovrebbe rimanere invariato rispetto a quanto introdotto a partire dal 1° luglio 2023, con l’aggiunta di uno sconto sull’Irpef che potrebbe arrivare fino a 21 euro al mese, nella migliore delle ipotesi.