Aprire una Partita IVA è un passo cruciale per chi desidera lavorare autonomamente, sia nelle professioni più tradizionali sia in quelle nuove, come i content creator e gli youtuber. Vediamo come procedere, i costi, i regimi fiscali disponibili e i vantaggi offerti.
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Che cos’è la Partita IVA e a cosa serve
La Partita IVA è un codice univoco di 11 cifre rilasciato dall’Agenzia delle Entrate, utilizzato per identificare un lavoratore autonomo o un’azienda. Obbligatoria per chiunque svolga un’attività continuativa e professionale, la Partita IVA consente di emettere fatture, di registrare i redditi e di rispettare gli obblighi fiscali. Il codice è anche uno strumento di controllo per lo Stato, che può così monitorare le entrate imponibili e garantire il corretto versamento di contributi e tasse.
Come aprire una Partita IVA: passaggi e documentazione
1. Codice ATECO e settore di attività:
Il primo passo consiste nel scegliere il codice ATECO appropriato, che identifica il tipo di attività da svolgere. Questa classificazione ufficiale, disponibile sul sito dell’ISTAT, aiuta l’Agenzia delle Entrate a inquadrare l’attività svolta.
2. Scelta del regime fiscale:
Il regime fiscale determina il livello di tassazione e le modalità di gestione della contabilità. È quindi importante scegliere quello più adatto, come vedremo più avanti.
3. Cassa previdenziale:
Ogni professionista è tenuto a versare i contributi in base alla propria cassa previdenziale. Ad esempio, gli artigiani e i commercianti versano all’INPS, mentre gli avvocati si rivolgono alla Cassa Forense.
La domanda per l’apertura va presentata all’Agenzia delle Entrate, completando il Modello AA9/12 per le persone fisiche o AA7/10 per le aziende. È possibile inviare il modulo di persona, tramite PEC o via raccomandata. Inoltre, chi lavora digitalmente deve disporre di una PEC per le comunicazioni ufficiali.
Costi di apertura e gestione della Partita IVA
Aprire una Partita IVA è gratuito se si procede autonomamente, compilando i moduli e inviandoli all’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, chi preferisce il supporto di un commercialista può pagare una somma tra 100 e 300 euro per l’assistenza. I costi principali della Partita IVA emergono però successivamente, per la gestione di imposte e contributi, che variano in base al regime fiscale adottato.
I regimi fiscali: differenze e scelta ideale
Esistono tre regimi fiscali principali in Italia, ciascuno con caratteristiche diverse e specifiche agevolazioni. Scopriamo le loro particolarità.
Regime forfettario: semplicità burocratica e vantaggi per i professionisti
Il regime forfettario, adatto a chi fattura meno di 85.000 euro l’anno, si distingue per la semplicità burocratica e una tassazione agevolata. Con un’aliquota fissa del 15% (5% per le startup nei primi cinque anni), questo regime riduce notevolmente gli obblighi contabili. Non è infatti richiesta la registrazione dell’IVA, né l’emissione di fatture elettroniche per i contribuenti in questo regime.
Per aderire, però, è necessario rispettare alcune condizioni: il fatturato non deve superare la soglia annuale stabilita, le spese per dipendenti o collaboratori non possono eccedere i 20.000 euro e non si può già esercitare un’altra attività con Partita IVA. Questo regime è particolarmente vantaggioso per chi ha bassi costi operativi e non necessita di detrazioni fiscali complesse.
Regime semplificato: contabilità per cassa e agevolazioni
Il regime semplificato è riservato ai professionisti e alle piccole imprese con un fatturato fino a 500.000 euro. Questo regime segue il principio di cassa: il reddito imponibile viene calcolato sottraendo le spese sostenute dai ricavi effettivamente incassati. Le imposte, quindi, sono calcolate solo sui guadagni effettivi.
Un altro vantaggio è la possibilità di dedurre molte spese aziendali, come quelle per beni strumentali e forniture. Tuttavia, il regime semplificato richiede la registrazione IVA, la gestione di alcuni registri contabili e l’uso della fatturazione elettronica.
Regime ordinario: detrazioni flessibili per aziende con alti fatturati
Il regime ordinario è obbligatorio per le società e per le aziende che superano i limiti del regime semplificato. Questo sistema, basato sul principio di competenza, richiede la tenuta di una contabilità rigorosa e prevede il pagamento di imposte anche sulle fatture non incassate. Le aliquote fiscali seguono la progressività dell’IRPEF e possono variare dal 23% al 43%.
Differenze chiave tra i regimi fiscali
Il regime forfettario si distingue notevolmente dal regime semplificato e da quello ordinario, sia per la gestione contabile sia per il sistema fiscale applicato.
Nel regime semplificato, il reddito imponibile si calcola secondo il principio di cassa, detraendo le spese sostenute dai ricavi effettivamente incassati. Questo significa che le spese professionali possono essere dedotte dal reddito complessivo, un vantaggio non disponibile nel regime forfettario.
Per coloro che rientrano nel regime ordinario, la tassazione segue un sistema di aliquote IRPEF progressive che variano dal 23% al 43% in base al reddito annuale. La gestione contabile è anche più complessa, richiedendo aggiornamento dei registri IVA, emissione di fatture elettroniche e conservazione dei documenti contabili obbligatori.
L’applicazione dell’IVA alle fatture, obbligatoria nel regime ordinario e semplificato, rappresenta un onere in più rispetto al regime forfettario, che risulta quindi la scelta preferita per molti professionisti in cerca di soluzioni fiscali con meno vincoli burocratici.
Il Regime forfettario per i Content Creator
Negli ultimi anni, il regime forfettario è diventato una soluzione ideale per content creator come YouTuber, blogger e influencer. Per questi professionisti, spesso freelance, offre un sistema fiscale agevolato con minori oneri contabili, rendendo più semplice la gestione economica della propria attività.
Scegliere il codice ATECO corretto è essenziale per rispecchiare l’attività svolta e beneficiare delle giuste aliquote fiscali. Ad esempio:
- per chi produce contenuti audiovisivi, il codice ATECO da utilizzare è il 59.11.00;
- chi si occupa di campagne pubblicitarie o social media marketing può scegliere un codice della categoria 73.11.xx.
Chiusura della Partita IVA
Se un professionista decide di interrompere l’attività, la chiusura della partita IVA è semplice. È sufficiente compilare il modulo AA9/12 o AA7/10, a seconda del caso, e inviarlo all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla cessazione. Inoltre, la partita IVA viene chiusa d’ufficio se non utilizzata per tre anni consecutivi.