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donna con codice binario sul volto

Intelligenza artificiale e dati_ il problema delle conversazioni (pexels) - www.circuitolavoro.it

Il problema della tecnologia nel contemporaneo: i nostri dati sono sempre più pubblici, come fare per tutelarsi dalle AI 

Nell’era dell’intelligenza artificiale sempre più pervasiva, ogni nostro clic e ogni parola digitata possono diventare accessibili ai chatbot, i quali a loro volta potrebbero utilizzare i dati con terze parti. Tutto questo può accadere lontano dal nostro consenso, e tutelarsi di fronte a strumenti nuovi non è facile.

Chi lavora nel mondo dell’informatica è avvantaggiato, ma bisogna pensare che oggi la tecnologia è accessibile a tutti, esperti e non.

Anche coloro che non sono nativi digitali utilizzano quotidianamente il loro smartphone con accesso a internet, per questo nessuno si ‘salva’ da un utilizzo scorretto degli strumenti tecnologici.

Il fatto che un’intelligenza artificiale possa accedere ai dati e poi trasformare conversazioni personali in materiale accessibile ad applicazioni esterne diventa un problema di privacy e sicurezza per gli utenti meno informati.

Le intelligenze artificiali accedono alle nostre conversazioni

Raccontando con parole più semplici il fatto, i dati possono iniziare a navigare online senza il nostro consenso, sebbene gli assistenti virtuali come Gemini e ChatGPT promettono sicurezza, il confine tra il privato e il pubblico si fa sempre più sottile. Ma come tutelarsi da un mondo automatizzato? Non è facile.

Bisogna partire dall’assunto che ogni volta che scriviamo, condividiamo, o in generale osserviamo contenuti online, stiamo lasciando come scia un’infinità di dati, che verranno utilizzati da terze parti. In generale, tutto ciò viene fatto per rendere l’esperienza dell’utente sempre più personalizzata, quindi ad esempio far uscire sulle piattaforme annunci pubblicitari o prodotti e contenuti che possono interfacciarsi meglio con il nostro essere.

Google Gemini sigle
Gemini può accedere alle conversazioni (pexels) – www.circuitolavoro.it

Il problema della privacy per Gemini

Se l’obiettivo principale è positivo, non significa che sia sicuro, soprattutto quando non si hanno conoscenze tecniche degli strumenti che si utilizzano. È quindi importante capire come tutelarsi per evitare di diventare vittime delle piattaforme. Recentemente è emerso che Google Gemini, l’assistente AI di Mountain View, può accedere a messaggi e conversazioni se non viene disabilitata una specifica impostazione, spesso attiva per default dopo gli aggiornamenti.

L’azienda ha già più volte assicurato che Gemini non utilizzerà i contenuti per addestrarsi, ma già il fatto che possa accedere alle app e alle conversazioni presenti sul nostro smartphone apre scenari preoccupanti per la privacy dell’utente. Google raccomanda di intervenire nelle impostazioni dell’app Gemini nel caso in cui si voglia disattivare l’impostazione: entrando nella sezione “App”, e disattivando dalle impostazioni l’accesso a messaggi, chiamate e strumenti utilizzati sul dispositivo.

Dalle conversazioni di WhatsApp, ai classici messaggi di testo, fino poi alle applicazioni collegate: Gemini ha la possibilità di leggere tutto, perché deve essere un assistente a 360 gradi. Chi però non vuole utilizzare l’AI in questo senso, deve avere il diritto di bloccare la condivisione dei suoi dati.