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Congedo paritario per entrambi i genitori: 5 mesi retribuiti al 100% – la proposta di Elly Schlein

L’introduzione di un congedo paritario di 5 mesi retribuiti al 100% per entrambi i genitori è al centro di un nuovo dibattito sulla conciliazione tra vita privata e lavoro. La proposta, presentata da Elly Schlein (PD), ha l’obiettivo di riequilibrare la distribuzione del lavoro di cura tra i genitori, sostenendo l’occupazione femminile e affrontando la crisi della natalità in Italia. Analizziamo in dettaglio questa iniziativa, il suo impatto e il contesto europeo in cui si inserisce.

Cosa prevede la proposta di congedo paritario

La proposta, ribadita da Schlein durante il Forum The European House – Ambrosetti di Cernobbio, prevede l’introduzione di un congedo di cinque mesi per entrambi i genitori, interamente retribuiti. La novità principale risiede nella totale parità tra madre e padre: entrambi avrebbero diritto allo stesso periodo di astensione dal lavoro, eliminando le disparità attuali. Inoltre, il congedo sarebbe “non trasferibile“, il che significa che ogni genitore deve necessariamente usufruirne personalmente, senza possibilità di cedere giorni all’altro.

Questa proposta punta a contrastare la crisi della natalità, fornendo un sostegno concreto alle famiglie, e a favorire l’occupazione femminile, spesso penalizzata dalle assenze legate alla maternità. Vediamo in dettaglio cosa implica il congedo paritario e come potrebbe cambiare la situazione attuale.

Cos’è il congedo paritario genitori

Il congedo paritario per entrambi i genitori, come previsto dalla proposta Schlein, garantirebbe un trattamento egualitario per madre e padre sia in termini di durata che di retribuzione. Attualmente, in Italia, il congedo obbligatorio è nettamente diverso tra i due: la madre ha diritto a cinque mesi, mentre il padre a soli dieci giorni. La proposta di modifica del Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, elimina questa disparità, consentendo a entrambi i genitori di beneficiare dello stesso periodo di astensione dal lavoro con una retribuzione piena.

Cosa cambia con il congedo paritario

L’introduzione del congedo paritario porterebbe significativi cambiamenti rispetto all’attuale sistema. Innanzitutto, la durata sarebbe finalmente uguale per entrambi i genitori. Oggi la madre gode di cinque mesi di congedo, mentre al padre spettano solo dieci giorni. La proposta prevede cinque mesi per entrambi, garantendo una maggiore parità di diritti.

Un altro aspetto cruciale riguarda la retribuzione: attualmente, solo i primi dieci giorni del congedo del padre sono retribuiti al 100%, mentre la madre riceve l’80% della retribuzione durante il suo periodo di maternità. Con la proposta, tutti e cinque i mesi sarebbero retribuiti al 100% sia per il padre che per la madre.

Infine, la proposta stabilisce che il congedo sia personale e non trasferibile tra i genitori. Questa clausola intende impedire che uno dei due genitori, spesso il padre, rinunci al proprio periodo di congedo, incentivando così una condivisione più equa delle responsabilità familiari.

Esempi di congedo paritario in Europa

L’idea di un congedo paritario non è nuova in Europa, dove già diversi Paesi hanno adottato misure simili con risultati positivi. In Svezia, ad esempio, dal 1974 i genitori possono dividere 480 giorni di congedo parentale, di cui almeno 60 riservati a ciascun genitore, con una retribuzione dell’80%. In Norvegia, i genitori possono scegliere tra 46 settimane di congedo pagato al 100% o 56 settimane all’80%, con almeno 10 settimane riservate ai padri. Anche la Spagna ha recentemente introdotto un congedo di 16 settimane per entrambi i genitori, interamente retribuito, con le prime sei settimane obbligatorie subito dopo la nascita.

Questi esempi dimostrano che politiche di questo tipo possono contribuire a una maggiore equità nella gestione del lavoro di cura e a migliorare il bilanciamento tra vita privata e professionale.

Quando potrebbe essere introdotta la misura

Sebbene la proposta di congedo paritario per entrambi i genitori sia stata avanzata, non è ancora stata discussa in Parlamento. Il prossimo passo sarà probabilmente l’inserimento della misura nella Legge di Bilancio 2025. Solo allora si potrà capire se e quando diventerà realtà.

In un’Italia alle prese con la sfida della natalità e dell’occupazione femminile, questa proposta potrebbe rappresentare una svolta per molte famiglie, ridisegnando il panorama del congedo parentale nel Paese.

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