Disastro tasse, da ora paghi l’IMU anche su questa casa: non gli interessa niente | Trattati come polli da spennare

IMU - circuitolavoro.it
L’IMU si estende anche in casi per molti inimmaginabili: attento a ciò che hai intestato, potrebbe stravolgere la tua situazione fiscale.
C’è una tassa che resiste a ogni riforma, ogni governo, ogni promessa: l’IMU. Scompare a parole, riappare nei fatti. Cambia forma, ma non sostanza.
Nel tempo ha assunto un ruolo sempre più centrale nella tassazione immobiliare: non guarda quanto usi un immobile, né se ti dà davvero un reddito. Conta solo una cosa: se è tuo. E se è intestato, paghi.
Quel che molti ancora non sanno, però, è che esiste una categoria di immobili che sembravano al riparo. E invece no: anche quelle possono far scattare l’obbligo di pagamento, con una logica che sembra sfidare il buon senso.
L’IMU si estende: ecco chi deve pagare le tasse nel 2025
Può essere vuota, inutilizzata, in cattivo stato, magari ereditata anni fa e mai sistemata. Poco importa. Se la casa si trova nello stesso Comune della tua abitazione principale e non è affittata, per il Fisco fa reddito. E quindi si paga.
Non conta se nessuno ci vive, se è da ristrutturare o se non è nemmeno allacciata alle utenze. L’unico dato che interessa è il possesso. Basta che l’immobile risulti intestato a tuo nome, anche solo in parte, perché si attivi la doppia tassazione: IMU da una parte, Irpef dall’altra.
La logica è quella del potenziale utilizzo: lo Stato considera che quella casa, se affittata, potrebbe generare un guadagno, e quindi la tassa arriva comunque, anche se non entra un centesimo. Il paradosso? Diventa un problema anche per il reddito. E se quest’ultimo è alto per questo, si innescano una serie di problemi. Vediamo dunque tasse e conseguenze del caso.
Quando la casa disabitata ti alza il reddito (e ti complica la vita)
Aggiungere la rendita catastale di una casa disabitata al reddito complessivo può sembrare una formalità, ma in molti casi fa la differenza tra una tassazione e un’altra. Il motivo è semplice: quel valore, pur virtuale, si somma ai tuoi altri redditi. E se si superano certe soglie, le conseguenze si fanno sentire.
Puoi finire in uno scaglione Irpef più alto, perdere detrazioni fiscali o risultare non idoneo per bonus e agevolazioni. Perfino l’ISEE può lievitare per colpa di una casa vuota. E non servono rendite enormi: bastano pochi metri quadri, rivalutati e calcolati con i criteri standard, per alterare tutto.
A quel punto, non stai più solo pagando su un bene che non usi: stai penalizzando anche il resto della tua situazione fiscale, con ricadute su famiglia, figli e spese ordinarie.
Si può evitare? In alcuni casi sì, ma serve attenzione. Ad esempio, affittare anche a canone simbolico può bastare per evitare l’Irpef. Lo stesso vale per cambiare residenza se si tratta di una casa realmente abitata. Ma se l’immobile resta vuoto e nel tuo stesso Comune, non ci sono scappatoie: il Fisco lo considera una fonte di reddito. E lo tassa come tale.