I datori di lavoro sono chiamati a un importante appuntamento con il fisco, relativo alle ferie residue del 2022. La scadenza per il versamento dei contributi previdenziali è impostata per il 20 agosto, creando l’esigenza di approfondire le tematiche legate agli obblighi, alle sanzioni e alle modalità di calcolo dei contributi.
Entro il 30 giugno di ogni anno, i datori di lavoro devono verificare il monte ferie goduto da ciascun dipendente nell’anno precedente. In caso di ferie non fruite interamente, è obbligatorio versare i contributi previdenziali corrispondenti tali residui. La mancata fruizione delle ferie entro i termini previsti espone i datori di lavoro a sanzioni amministrative, oltre all’obbligo di anticipare i contributi previdenziali.
Il diritto alle ferie è inalienabile per il lavoratore e sancito dall’art. 2109, comma 2, del codice civile, nonché dal D.Lgs n. 66/2003, derivante dalle direttive europee sull’organizzazione del tempo di lavoro. Tale normativa stabilisce un periodo minimo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane.
Il calcolo dei contributi previdenziali sulle ferie non godute segue criteri ben definiti, con la scadenza obbligatoria che deve rispettare il termine di diciotto mesi dalla fine dell’anno di maturazione delle ferie. In assenza di accordi collettivi specifici, questo termine diviene perentorio. È fondamentale, quindi, per i datori di lavoro, procedere con il calcolo e il versamento dei contributi entro i termini previsti per evitare sanzioni.
In caso di ferie fruite dal dipendente successivamente al termine per il versamento contributivo, il datore di lavoro ha la possibilità di recuperare i contributi anticipati attraverso l’utilizzo della causale “Ferie” nel sistema Uniemens.
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