Il gender pay gap è una realtà ancora molto presente in Italia. Secondo i dati pubblicati dall’Istat per il 2022, le donne guadagnano in media il 5,6% in meno rispetto agli uomini con pari livello lavorativo. Una disparità che diventa più evidente tra laureati e dirigenti, dove il divario retributivo raggiunge cifre preoccupanti.
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Le retribuzioni medie: uno sguardo d’insieme
Nel 2022, la retribuzione oraria media è stata di 16,8 euro per gli uomini e 15,9 euro per le donne, con una media complessiva di 16,4 euro. Il differenziale retributivo di genere è quindi pari al 5,6%, ma questa percentuale aumenta sensibilmente in settori specifici.
Per i laureati, la disparità tocca il 16,6%, mentre tra i dirigenti d’azienda arriva addirittura al 30,8%. La situazione varia anche tra comparto pubblico e privato: nel primo il gender pay gap è al 5,2%, nel secondo sale al 15,9%.
Retribuzione annua: le donne guadagnano fino a 6mila euro in meno
Considerando la retribuzione lorda annua, il valore medio è di 37.302 euro. Tuttavia, le donne percepiscono in media 33.807 euro, contro i 39.982 euro degli uomini.
Tra i settori, quello industriale registra le retribuzioni più alte, con una media di 38.769 euro annui, mentre il settore delle costruzioni è il fanalino di coda con 32.202 euro. Le differenze si notano anche tra pubblico e privato: nelle unità a controllo privato, la retribuzione media è di 36.034 euro, mentre nel pubblico arriva a 39.670 euro.
La retribuzione oraria: un euro di differenza Lo studio Istat relativo a ottobre 2022 evidenzia che la retribuzione media oraria è di 16,4 euro. Tuttavia, le donne guadagnano in media 1 euro in meno rispetto agli uomini: 15,9 euro contro 16,8 euro.
Giovani e precari: i più penalizzati
Oltre alla disparità di genere, emerge un altro dato significativo: i giovani under 30 percepiscono salari inferiori del 36,4% rispetto agli over 50. Questa differenza è più marcata tra gli uomini (38,5%) rispetto alle donne (33,3%).
Anche i lavoratori precari subiscono una forte penalizzazione. Chi ha un contratto a tempo determinato guadagna in media il 24,6% in meno rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato. In termini generali, il 10% dei lavoratori percepisce una retribuzione oraria massima di 8,8 euro, mentre un altro 10% supera i 26,6 euro.
I settori più e meno remunerativi
I settori più remunerativi includono le attività finanziarie e assicurative, con una media di 25,9 euro l’ora. Al contrario, le retribuzioni più basse si registrano nei servizi di alloggio e ristorazione, dove la media oraria è di 10,9 euro.
I dati Istat sul gender pay gap e sulle disuguaglianze salariali evidenziano una problematica strutturale che riguarda sia le donne che le categorie più vulnerabili, come giovani e lavoratori precari. Per approfondire un tema correlato, scopri di più su Straordinari in busta paga e come funzionano.
