INPS, “Chi ha caldo non lavori”: approvate le ferie 40 gradi | Vi pagano per stare a casa con l’aria condizionata

Con il caldo non si lavora (pexels) - www.circuitolavoro.it
Ondate di caldo in tutta Italia, temperature che raggiungono anche i 40° gradi: l’INPS permette ai lavoratori di fare una pausa
Lo avevamo preannunciato una decina di giorni fa. Un caldo rovente avrebbe interessato tutta la nostra Penisola, con nessuna eccezione. L’afa che prende il respiro è stata poi intervallata da diluvi e grandine di 5 cm in varie zone del nord e del centro.
Cosa sta accadendo al nostro clima? A chi pensa ancora che il mondo dell’informazione voglia lucrare sull’allarmismo, verrebbe da chiedere come se la sta passando in auto o su un mezzo pubblico mentre arriva al lavoro, mentre le aste dei termometri raggiungono i picchi di 40° al Sole.
Avevamo anticipato l’anticiclone, e adesso ci ritroviamo a vivere quello che i meteorologi avevano preannunciato: una bomba di calore che mette in difficoltà non solo anziani e bambini, ma anche tutti coloro che sono costretti a recarsi a lavoro, oppure non possono permettersi i condizionatori a casa.
Perché sì, nonostante gran parte della popolazione può accedere al costo dei climatizzatori accesi nel quotidiano per lunghi mesi, c’è invece chi è costretto a soffrire perché non può permettersi la spesa. L’INPS da questo punto di vista si prende cura dei lavoratori e della loro sicurezza sul posto di lavoro: è per questo che da quest’estate le cose cambieranno.
Le novità per i lavoratori: quando le temperature superano i 35°
Da oggi, chi lavora in condizioni estreme ha diritto a fermarsi, restare a casa e continuare a percepire lo stipendio. La sicurezza sul lavoro è un diritto supportato anche dall’INPS. Secondo la normativa italiana, infatti, i datori di lavoro hanno l’obbligo legislativo e morale di valutare e prevenire i rischi derivanti da stress termico: fisici e psicologici.
Quando le temperature superano i 35° si può richiedere la sospensione lavorativa, un meccanismo già previsto da diverse aziende per regioni come il Lazio e la Calabria, ma anche tante altre, che hanno registrato picchi di temperature alle stelle per lunghi periodi.
Il diritto alla Cassa Integrazione per il caldo
L’INPS ha anche confermato che l’azienda può richiedere la Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO), categoria “eventi meteo”, anche se la temperatura non supera i 35 °C, purché la decisione abbia fondamento tecnico e sia sostenuta dal responsabile della sicurezza. Il punto più importante riguarda poi il lavoratore che chiede di non lavorare per motivi di salute legati al caldo.
Il rifiuto di eseguire la prestazione lavorativa non costituisce giusta causa per sanzione o perdita della retribuzione se le condizioni di rischio possono essere accertate. Tutto ciò vale non solo per chi lavora all’aperto sotto il Sole ma anche per chi invece lavora al chiuso ma in ambienti privi di adeguata ventilazione. La sospensione può essere disposta dal responsabile della sicurezza aziendale e può durare fino a 13 settimane, prorogabili per 52 settimane nei casi limite di determinate aree.