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Partita IVA errata nella fattura elettronica: come correggere, guida e procedure

Nel panorama normativo delle fatture elettroniche, l’indicazione corretta della partita IVA del committente riveste un ruolo cruciale per la regolarità del documento. Secondo quanto stabilito dall’art. 21, co. 2, lettera f) del DPR n. 633/72, è imperativo che le fatture riportino correttamente i dati fiscali delle parti coinvolte.

Risposta dell’Agenzia delle Entrate all’Interpello n. 133 del 18 maggio 2020

In risposta all’interpello n. 133 del 18 maggio 2020, l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti specifici riguardo alle fatture emesse verso gruppi IVA con indicazione errata della partita IVA del committente. Secondo quanto precisato, se il committente ha corretto autonomamente l’errore mediante autofattura senza previa comunicazione al prestatore, quest’ultimo non è tenuto a emettere una nota di variazione.

Correzione tramite Emissione di Autofattura

Nella fatturazione, è essenziale includere correttamente il numero di partita IVA del destinatario o committente, o il codice fiscale per i soggetti non operanti come imprese, artisti o professionisti, se questi sono stabiliti in uno Stato dell’Unione Europea. La corretta indicazione della partita IVA del committente è fondamentale affinché la fattura sia valida ai fini fiscali.

Nel caso di cessioni di beni o prestazioni di servizi verso un soggetto partecipante a un gruppo IVA da parte di un soggetto esterno al gruppo, l’operazione si considera effettuata nei confronti del gruppo stesso. Pertanto, gli obblighi e i diritti fiscali inerenti all’IVA sono attribuiti al gruppo IVA. Se un soggetto facente parte del gruppo riceve una fattura elettronica con la propria partita IVA erroneamente indicata, è necessario correggere tale errore per poter procedere con la registrazione corretta e la detrazione dell’IVA.

Secondo l’articolo 3, comma 2 del Decreto MEF del 6 aprile 2018, relativo alla fatturazione verso il gruppo IVA, il rappresentante del gruppo o i singoli partecipanti devono comunicare ai fornitori la partita IVA del gruppo e il codice fiscale del singolo acquirente. Al momento della ricezione della fattura, essi verificano l’indicazione del codice fiscale e lo inseriscono nel caso fosse mancante.

In conclusione, se un soggetto appartenente a un gruppo IVA riceve una fattura elettronica con un numero di partita IVA erroneo, è obbligato a correggere tale dato per garantire la correttezza delle operazioni fiscali e il rispetto delle normative vigenti.

Procedura di regolarizzazione e uso del Codice TD20

La correzione di una partita IVA errata in una fattura elettronica inviata al Sistema di Interscambio (SdI) è un procedimento delicato. Dato che le fatture trasmesse al SdI non sono modificabili, l’unica modalità per correggere l’errore è l’emissione di una nota di credito o, nel caso il prestatore non abbia emesso nota di variazione, un’autofattura da parte del committente.

Per procedere correttamente alla regolarizzazione, l‘autofattura deve essere trasmessa telematicamente al SdI con l’indicazione del codice TD20 nel campo “Tipo Documento”. È essenziale che il committente comunichi preventivamente all’istante l’errore contenuto nella fattura, così da consentire al prestatore di emettere una nota di variazione a storno della fattura originaria.

Riflessi sul Registro IVA vendite

Nel caso in cui il prestatore non abbia ricevuto comunicazione dell’errore da parte del committente e non abbia emesso nota di variazione, il committente può procedere autonomamente con l’emissione dell’autofattura. In questa eventualità, è sufficiente annotare sul registro IVA vendite che la regolarizzazione è avvenuta tramite autofattura, documento che deve essere conservato agli atti senza essere inserito nel registro stesso. Per ulteriori dettagli sulle normative che coinvolgono professionisti e partite iva, visita la nostra pagina dedicata ai bonus partita iva.

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