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Pensioni febbraio 2025: aumenti, date di pagamento e novità sui coefficienti di trasformazione

Il mese di febbraio 2025 si avvicina e i pensionati stanno già preparando le proprie aspettative, con l’Inps pronto a rilasciare i cedolini delle pensioni rivalutate. La pubblicazione del cedolino avverrà nel consueto periodo attorno al 20 gennaio, mentre le date di pagamento dell’assegno sono fissate per l’1 e il 3 febbraio, a seconda del tipo di conto bancario o postale. Ma c’è anche una novità: un aumento dell’0,8% legato all’inflazione. Ma non tutti i pensionati vedranno un incremento uguale.

Quando visualizzare il cedolino

A partire dalla metà di gennaio, i pensionati potranno consultare il cedolino delle pensioni di febbraio 2025 attraverso l’area riservata sul sito dell’Inps. Questo aggiornamento riflette la rivalutazione dell’assegno pensionistico in base all’inflazione, una pratica già iniziata a gennaio. La visualizzazione del cedolino è generalmente prevista attorno al 20 gennaio, ma la data potrebbe variare di qualche giorno, con la possibilità di trovarlo già disponibile dal 19 gennaio.

Le date di accredito

Per chi non vede l’ora di ricevere l’accredito, è fondamentale segnare due date sul calendario: 1° febbraio 2025 per i pensionati con conto postale e 3 febbraio 2025 per coloro che hanno un conto bancario. La differenza nelle date è dovuta al sistema di accredito: Poste italiane effettua il pagamento il sabato, mentre per i conti bancari, gli accrediti sono programmati dal lunedì al venerdì. Di conseguenza, il 3 febbraio sarà il primo giorno “bancabile” del mese.

Gli aumenti delle pensioni: fino al 4 volte il minimo

Per il 2025 è previsto un incremento dell’0,8% delle pensioni, in linea con il recupero dell’inflazione. Tuttavia, l’aumento non riguarda tutte le pensioni allo stesso modo. Solo le pensioni fino a quattro volte il minimo, che arrivano fino a 2.394,44 euro, beneficeranno del 100% dell’aumento. Ciò significa che per queste pensioni l’incremento sarà pari all’0,8% dell’aumento dei prezzi registrato dall’Istat.

Le pensioni superiori a quattro volte il minimo

Per le pensioni superiori a quattro volte il minimo (cioè sopra i 2.394,44 euro), l’aumento non sarà proporzionale. Le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo (fra 2.394,44 euro e 2.993,05 euro) riceveranno una rivalutazione pari al 90% dell’0,8% (quindi 0,72%). Le pensioni superiori a cinque volte il minimo (oltre 2.993,05 euro) beneficeranno solo del 75% dell’aumento, ossia dello 0,6%.

Gli arretrati

Oltre all’aumento della pensione per il mese di febbraio, ci sarà anche un credito arretrato per i pensionati. Molti di loro non hanno ricevuto gli aumenti previsti per gennaio 2025, e ora questi arretrati saranno accreditati insieme alla pensione di febbraio. Per quanto riguarda le pensioni minime, è previsto un aumento da 598,61 euro a 603,40 euro lordi al mese, con l’importo effettivo che risulta essere superiore grazie alla maggiorazione extra introdotta dal 2023, portando il minimo effettivamente pagato a 614,77 euro.

La riduzione dei coefficienti di trasformazione

Nel 2025 si è aperto un nuovo capitolo per le pensioni, con l’introduzione della riduzione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Questo cambiamento avrà un impatto notevole sul calcolo delle pensioni per chi sta per andare in pensione. Secondo la Cgil, questa riduzione comporterà una flessione del 2% nell’assegno pensionistico, riducendo l’importo che i pensionati si troveranno a ricevere.

La nuova flessione nei coefficienti

Nel 2023 e nel 2024 c’è stata una risalita dei coefficienti di trasformazione, legata alla diminuzione della speranza di vita causata dalla pandemia. Tuttavia, il 2025 segna una nuova flessione: il coefficiente di trasformazione per chi va in pensione a 67 anni scende da 5,723 a 5,608. Questo implica una minore pensione per i nuovi pensionati, poiché il coefficiente di trasformazione è legato al numero di anni di erogazione della pensione, che dipende dalle aspettative di vita.

L’età di uscita dal lavoro e i coefficienti

Il coefficiente di trasformazione varia anche in base all’età di uscita dal lavoro. Se un lavoratore si pensiona prima, il coefficiente sarà più basso, come nel caso di chi va in pensione a 60 anni, con un valore di 4,536. Al contrario, chi esce dal lavoro a 71 anni vedrà un coefficiente più alto, pari a 6,510.

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La diminuzione dell’Assegno Pensionistico

Secondo le simulazioni della Cgil, con la riduzione dei coefficienti, i pensionati che andranno in pensione nel 2025 subiranno una perdita economica significativa. Un lavoratore che guadagna circa 30.000 euro l’anno e va in pensione a 67 anni si troverà a ricevere un assegno inferiore del 2% rispetto a chi si è pensionato nel 2024. Per esempio, una pensione di 1.250 euro al mese vedrà una riduzione di circa 25 euro al mese, per un totale di oltre 326 euro all’anno. L’intero importo perso nel periodo della pensione potrebbe superare i 5.000 euro

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