Il mondo delle partite IVA in Italia è attualmente al centro di significativi aggiornamenti normativi in merito alle scadenze per i pagamenti fiscali. Il recente decreto legislativo di riforma fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri, ha introdotto diverse modifiche che influenzeranno milioni di contribuenti entro la fine dell’anno.
Una delle principali novità riguarda la proroga di un mese per il versamento delle imposte IRPEF, IRES, IRAP e flat tax incrementale per le partite IVA che applicano gli ISA. Originariamente fissata al 31 luglio, la nuova scadenza è stata spostata al 30 agosto, accompagnata da una maggiorazione dello 0,40% a titolo di interessi. Questa estensione è stata attesa con ansia da circa 4,5 milioni di partite IVA, offrendo un respiro in più prima della pausa estiva.
Secondo analisi riportate dal Sole24Ore, la proroga delle scadenze fiscali non è solo una questione di calendario ma anche di impatti finanziari significativi per l’Erario. Si prevede che l’autotassazione delle partite IVA contribuirà a raccogliere circa 16 miliardi di euro, rendendo cruciale ogni variazione nel calendario fiscale.
Il nuovo calendario fiscale riserva altre modifiche importanti. Il termine per il saldo 2023 e il primo acconto 2024 di IRPEF, IRES e IRAP resta fissato al 1° luglio. La proroga al 30 agosto è stata decisa per evitare che il termine cada a ridosso del fine settimana di Ferragosto, una mossa mirata a facilitare il rispetto delle scadenze da parte delle partite IVA.
Oltre alle modifiche nelle scadenze per le imposte tradizionali, il decreto interviene anche sul concordato preventivo biennale, ridefinendo le tempistiche per l’adesione a questo strumento finanziario. Il termine è stato spostato dal 15 ottobre al 31 ottobre, offrendo maggiore flessibilità ai contribuenti che scelgono questa opzione.
Il decreto ha altresì rivisto i termini per la presentazione del modello Redditi, Irap e degli ISA, anticipando il primo giorno utile per la dichiarazione dei redditi al 15 aprile e modificando i tempi per la Certificazione unica dei redditi. A partire dal 2025, sarà possibile trasmettere online queste certificazioni entro il 31 marzo dell’anno successivo, promuovendo la digitalizzazione e la semplificazione burocratica.
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