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TFR in azienda o fondo pensione? cosa cambia con il silenzio-assenso

La Legge di Bilancio 2024 introduce un’importante novità per il trattamento di fine rapporto (TFR): una proposta che prevede il silenzio-assenso per il trasferimento ai fondi pensione. Vediamo come funziona, quali sono gli obiettivi e le implicazioni per i lavoratori.

Rafforzare i fondi pensione complementari

Il governo, con l’appoggio di Lega e Fratelli d’Italia, punta a incentivare l’adesione ai fondi previdenziali complementari, strumenti che integrano la pensione pubblica garantita dall’INPS. Trasferendo il TFR ai fondi complementari, i lavoratori possono accumulare una rendita aggiuntiva da utilizzare al momento del pensionamento.

Questi fondi rappresentano un risparmio privato, gestito da società specializzate in investimenti, e offrono un’alternativa per chi desidera integrare il proprio reddito futuro.

Tipologie di fondi previdenziali

I fondi previdenziali complementari si distinguono in:

  • Fondi chiusi: accessibili solo a determinate categorie di lavoratori, regolati da accordi tra sindacati e datori di lavoro.
  • Fondi aperti: disponibili per chiunque, gestiti da banche e assicurazioni.
  • Piani Individuali Pensionistici (PIP): prodotti assicurativi spesso legati a polizze vita.

L’adesione a questi strumenti è volontaria, offrendo ai lavoratori la libertà di scegliere in base alle proprie esigenze.

Silenzio-assenso: come funzionerebbe

Se approvata, la norma introdurrebbe un semestre di silenzio-assenso. Durante questo periodo, i lavoratori avranno sei mesi per decidere se mantenere il TFR in azienda o trasferirlo a un fondo pensione.

In assenza di una scelta, il TFR verrebbe automaticamente destinato a:

  • Fondi previsti dai contratti collettivi nazionali.
  • Fondi di categoria più performanti (per i fondi chiusi).

Va ricordato che, per le aziende con oltre 50 dipendenti, il TFR non destinato ai fondi complementari viene comunque trasferito a un fondo dell’INPS.

TFR: calcolo e tassazione

TFR accantonato in azienda

Il TFR è una somma accantonata annualmente dal datore di lavoro e calcolata sulla retribuzione lorda divisa per 13,5. Questa cifra, rivalutata annualmente, è soggetta a una tassazione agevolata al momento della liquidazione.

L’aliquota applicata si basa sulla media dell’IRPEF degli ultimi cinque anni di lavoro, risultando generalmente inferiore a quella ordinaria.

TFR nei fondi complementari

Nel caso di trasferimento ai fondi pensione, il TFR viene tassato al momento del prelievo, con un’aliquota variabile tra il 15% e il 9%, a seconda degli anni di permanenza nel fondo. La riduzione è progressiva e premia l’adesione a lungo termine.

Un settore in crescita

La tassazione agevolata e le opportunità offerte dai fondi complementari stanno spingendo sempre più lavoratori verso questa opzione. Alla fine del 2023, i fondi integrativi gestivano oltre 220 miliardi di euro, registrando un incremento del 9% rispetto all’anno precedente.

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