Tfr nei Fondi Pensione: rischi e calcolo rendite

La questione del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) continua a generare dibattiti accesi in Italia, soprattutto dopo la recente proposta del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Quest’ultima prevede di destinare obbligatoriamente il 25% del Tfr ai fondi pensione, un’iniziativa mirata ad aumentare l’assegno pensionistico futuro. Tuttavia, la proposta ha sollevato interrogativi e preoccupazioni, in particolare da parte della Cgil, che mette in guardia sui rischi di incostituzionalità e sull’entità delle rendite previste.

Rendimento futuro e cifre realistiche

Secondo la Cgil, i calcoli effettuati rivelano che le rendite mensili previste per gli iscritti ai fondi pensione sono estremamente basse. Le cifre variano dai 22,39 euro ai 112,45 euro per gli uomini e dai 18,61 euro ai 93,52 euro per le donne, con una media di circa 40 euro al mese. Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil, sottolinea come il Tfr rappresenti un salario differito e che non sia giusto obbligare i lavoratori a conferire una parte del proprio stipendio senza un consenso chiaro.

Una percentuale insufficiente?

In aggiunta, esperti del settore come Paolo Pellegrini, vicedirettore generale di Mefop, avvertono che il versamento del 25% del Tfr potrebbe non essere sufficiente per garantire una pensione integrativa adeguata. Infatti, per costruire una previdenza solida, sarebbe necessario versare almeno il 10% del reddito annuo. Questo pone una questione fondamentale: il sistema attuale offre reali garanzie per il futuro pensionistico dei lavoratori?

Libertà di scelta: le dichiarazioni di Durigon

Durigon, nel difendere la sua proposta, ha affermato che non si tratta di una manovra punitiva nei confronti dei lavoratori. Durante un’intervista, ha chiarito che i lavoratori continueranno a mantenere la libertà di decidere come gestire il proprio Tfr. Inoltre, ha evidenziato come il sistema pensionistico attuale, basato su un contributo pieno dal 1996, possa portare a pensioni future insoddisfacenti, rendendo necessario un rafforzamento della previdenza complementare.

Il sostegno del Ministro Calderone

Anche il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha espresso la sua opinione a favore di una revisione del sistema previdenziale. Ha confermato che un intervento nella prossima Manovra sul rafforzamento dei fondi pensione è “probabile”, pur precisando che non si tratterà di cambiamenti drastici. Calderone ha messo in evidenza l’importanza di sensibilizzare i lavoratori riguardo alla previdenza complementare, sottolineando che questa può costituire un valido supporto per una pensione dignitosa.

Crescita degli iscritti alla previdenza complementare

Secondo la Relazione annuale della Covip, alla fine del 2023, gli iscritti alla previdenza complementare hanno superato i 9,6 milioni, segnando un incremento del 3,7% rispetto all’anno precedente. Questo dato rappresenta il 36,9% della forza lavoro in Italia. Tuttavia, esiste un divario significativo nella distribuzione degli iscritti, con una maggiore presenza tra uomini e in regioni del Nord, evidenziando la necessità di un intervento mirato per promuovere la partecipazione di donne e giovani.

Divari di genere e territoriali

La partecipazione al sistema di previdenza complementare presenta notevoli disparità. Gli uomini costituiscono il 61,7% degli iscritti, mentre le donne rappresentano solo il 42,6% nei fondi aperti e il 46,6% nei Piani Individuali Pensionistici. Inoltre, la maggior parte degli iscritti è concentrata nelle fasce di età più avanzate, con il 47,8% degli iscritti tra i 35 e i 54 anni. Il tasso di partecipazione è inoltre più elevato nelle regioni del Nord, con scostamenti significativi rispetto alle regioni meridionali.

La proposta di versare una parte del Tfr nei fondi pensione presenta opportunità e sfide. Mentre potrebbe contribuire a garantire pensioni più elevate per le future generazioni, è essenziale considerare le preoccupazioni espresse dai sindacati e dagli esperti riguardo all’effettivo impatto di tale manovra. La strada verso un sistema previdenziale sostenibile richiede un approccio equilibrato, che tenga conto delle diverse esigenze dei lavoratori e delle disparità esistenti nel nostro Paese. Per rimanere aggiornato, visita la nostra sezione dedicata alle news.

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