UFFICIALE AGENZIA DELLE ENTRATE – “Non utilizzate il contante” | Stanno controllando tutti da oggi

Due persone che si stringono la mano dopo un pagamento in contanti

Addio ai contanti: i controlli dell'Agenzia delle Entrate - circuitolavoro.it

Non solo bancomat: ora anche gli acquisti in contanti possono far scattare i sospetti del Fisco: cosa sapere prima di pagare. 

I contanti: quello strumento tanto amato dai contribuenti italiani, ma al contempo demonizzato dal Fisco. La ragione è semplice: tutto ciò che gira in contanti è difficilmente tracciabile. Dunque, se si pensa di avere piena libertà di scelta, ci si sbaglia di grosso. Il denaro va giustificato, e se non si riesce a dimostrare l’origine di quanto speso, il Fisco può attivare i controlli.

Qui non si parla nemmeno del limite all’uso dei contanti, che quest’anno è fissato a 5.000€. I controlli possono scattare anche per soglie ben inferiori, e per acquisti all’apparenza innocui, magari fatti con denaro messo da parte e non necessariamente prelevato dal conto in quel mese.

Ed è proprio per questo che conviene fare attenzione a tutto ciò che a noi sembra innocuo, ma che per l’Agenzia delle Entrate potrebbe rappresentare un’ipotetica evasione fiscale.

Anche le spese normali possono far scattare il controllo dell’Agenzia delle Entrate

Non servono Rolex, auto di lusso o bonifici alle Cayman per far partire un accertamento. A volte basta molto meno. Pensiamo, ad esempio, all’acquisto di una bici elettrica da 1.200€, un nuovo smartphone, una lavatrice, o anche solo una ricarica PostePay da 500€. Se li paghiamo in contanti, magari con soldi messi da parte negli anni, per noi è tutto normale. Ma per l’Agenzia delle Entrate può non esserlo.

Il motivo è semplice: ogni spesa che passa da un canale tracciabile, anche indirettamente, può essere intercettata dal Fisco. Il problema nasce quando il denaro utilizzato non risulta collegato ad alcun prelievo o movimento bancario coerente. È lì che si accende la spia. Non importa che si tratti di risparmi accumulati onestamente: se non li si può dimostrare, per il Fisco potrebbero sembrare redditi non dichiarati.

Stessa cosa se riceviamo contanti da un genitore, ad esempio 10.000€, e decidiamo di usarli per pagare una macchina o versarli sul nostro conto. Senza una donazione formale, registrata o con data certa, quelle somme rischiano di essere considerate imponibili, quindi tassate, anche una seconda volta.

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Cosa fare per non finire nel mirino del Fisco

Sebbene i controlli non sono routine, bensì probabilità, il principio rimane quello di prevenire invece che curare: usare il contante solo se puoi provarne l’origine. E no, le dichiarazioni a voce o le giustificazioni generiche non bastano più. Servono prove concrete, come una scrittura privata registrata, una ricevuta firmata, la data del prelievo, o meglio ancora un bonifico.

Vale anche per gli acquisti quotidiani: se le spese risultano troppo alte rispetto al reddito dichiarato, l’Agenzia delle Entrate può far partire un accertamento patrimoniale, basandosi sul semplice disallineamento tra entrate ufficiali e stile di vita.

Morale? Il contante non è vietato, ma è sotto osservazione. E ogni utilizzo incoerente, oggi più che mai, può trasformarsi in un problema fiscale. Meglio evitare ingenuità. Anche quando sembra tutto a posto.