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Decreto Lavoro, le novità: dal reddito di cittadinanza alle pensioni anticipate

Il Consiglio dei ministri approverà presto un decreto legge sul Lavoro che comprende una sezione dedicata a lavoro e pensioni, insieme ad una parte centrale riguardante la riforma del Reddito di cittadinanza.

A partire dal primo gennaio, verranno introdotte due nuove misure: la Gil, che offre una Garanzia per l’inclusione lavorativa alle famiglie con Isee fino a 7.200 euro e che includono almeno un minore, un disabile, un anziano con più di 60 anni o un invalido civile; e la Gal, che offre una Garanzia per l’attivazione lavorativa alle famiglie con Isee fino a 6.000 euro, composte solo da adulti tra 18 e 59 anni.

La bozza del decreto Lavoro, composta da circa quaranta articoli, prevede anche un incentivo alle aziende che assumono giovani under 30 che non lavorano e non studiano (Neet). Si tratta di uno sgravio contributivo applicabile sulle assunzioni a tempo indeterminato o di apprendistato dal primo giugno al 31 dicembre di quest’anno.  

Stop Reddito di cittadinanza: arrivano Gal e Gil

Il nucleo centrale del piano consiste nella riforma del Reddito di cittadinanza, che comprende l’istituzione di due nuove misure a partire dal primo gennaio 2024: la Garanzia per l’inclusione lavorativa (Gil) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal).

La Gil sarà disponibile per le famiglie con un Isee fino a 7.200 euro che includono almeno uno dei seguenti membri: un minore, un disabile, un anziano sopra i 60 anni o un invalido civile. Al contrario, la Gal sarà destinata alle famiglie composte esclusivamente da adulti tra i 18 e i 59 anni con un Isee fino a 6.000 euro e senza la presenza di persone che soddisfino i requisiti per accedere alla Gil.

Il nuovo Reddito di cittadinanza prevede un importo base di 500 euro al mese per un singolo, più un contributo fino a 280 euro per l’affitto, per un massimo di 18 mesi, rinnovabili per un massimo di 12 mesi. La Gal prevede un importo di 350 euro al mese per un singolo e 525 euro al mese per una coppia.

Contratti a termine, nuove causali per i rinnovi

Il decreto sul lavoro, che interviene sul decreto legge Dignità promosso dal Movimento 5 Stelle nel 2018, apporta alcune modifiche significative. Il provvedimento originale aveva imposto limiti al contratto a termine, stabilendo che esso potesse essere stipulato senza causali solo per un massimo di 12 mesi e che potesse essere prorogato per ulteriori 12 mesi solo in presenza di esigenze oggettive di aumento dell’attività previste dalla legge.

Con la nuova riforma, i contratti a termine potranno essere prolungati in modo più facile e con una maggiore flessibilità, mantenendo la possibilità di stipulare liberamente i contratti per i primi 12 mesi ma aggiungendo nuove causali che tengono conto delle esigenze previste dai contratti, di natura tecnica, organizzativa e produttiva e di sostituzione di altri lavoratori.

Con i nuovi contratti a termine, sarà possibile estendere la durata fino a 36 mesi, ma solo con l’approvazione degli uffici territoriali del ministero del Lavoro. Inoltre, il nuovo decreto rimuove i vincoli imposti alle aziende l’anno scorso dal decreto Trasparenza, eliminando l’obbligo di fornire tutti i documenti sul rapporto di lavoro all’atto dell’assunzione, consentendo invece la consultazione dei contratti.

Pensioni, proroga dei contratti di espansione per altri due anni

Il decreto Lavoro comprenderà anche l’estensione dei contratti di espansione, i quali sono stati introdotti per il biennio 2019-2020 e successivamente prorogati fino alla fine del 2023. Questi contratti sono stati estesi dalle aziende con più di mille dipendenti a quelle con più di 50 dipendenti.

In sostanza, il contratto di espansione è un accordo stipulato tra l’impresa e i sindacati che consente al lavoratore di andare in prepensionamento fino a 5 anni prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia (67 anni d’età e 20 anni di contributi) o della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età, con un anno in meno per le donne).

Il lavoratore che sceglie il prepensionamento riceve un‘indennità mensile corrispondente all’importo della pensione maturata fino a quel momento.

In cambio della possibilità di accedere alla prepensione, l’azienda si impegna a fare nuove assunzioni (almeno una ogni tre prepensionamenti nelle aziende con più di mille dipendenti). Inoltre, i lavoratori che sono distanti di almeno 5 anni dalla pensione possono accedere a un’indennità a carico dello Stato per 18 mesi, in cambio di una riduzione dell’orario lavorativo.

Il decreto Lavoro prevede la proroga di questi contratti di espansione per ulteriori due anni, fino alla fine del 2025, e si stima che coinvolgeranno circa 100 mila lavoratori.

Valerio Mainolfi

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