Le buste paga con importi inferiori alle aspettative sono fonte di preoccupazione per molti lavoratori. Spesso, la causa di questo decremento può essere ricondotta alle giornate di assenza non retribuite o parzialmente pagate.
L’assenza ingiustificata, come suggerisce il termine stesso, non è né remunerata né soggetta a contribuzione. Si definisce tale l’assenza del dipendente che non ha avvisato l’azienda con adeguato preavviso della sua mancata presenza al lavoro e che, nei giorni successivi, non è in grado di fornire una valida motivazione per tale comportamento.
Questa forma di assenza è considerata la più grave poiché, se diventasse un comportamento ripetuto, potrebbe costituire una ragione sufficiente per procedere al licenziamento per giusta causa. Inoltre, attualmente in discussione al Parlamento, vi è una proposta che, se approvata, equiparerebbe la quinta assenza ingiustificata consecutiva a un’atto di dimissioni.
A differenza delle assenze ingiustificate, i permessi – o congedi e aspettative – non retribuiti, sebbene non comportino alcuna retribuzione nel cedolino paga, almeno consentono di giustificare l’assenza, evitando così il rischio di essere licenziati.
In tale contesto, rientrano in questa categoria:
Esistono anche forme di permesso o congedo che consentono al dipendente di mantenere sia il diritto alla retribuzione che al posto di lavoro, sebbene comportino comunque una riduzione dello stipendio. In tali giornate, infatti, al lavoratore è riconosciuta una quota parziale della retribuzione abitualmente percepita. Ecco alcuni esempi:
In conclusione, è importante che i lavoratori siano consapevoli delle politiche aziendali e delle leggi che regolano le assenze retribuite e non. Questo permette loro di pianificare le loro assenze in modo da minimizzare l’impatto sul proprio reddito e sulla sicurezza del posto di lavoro.
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